La CGIA di Mestre solleva un problema spinoso visto che, nonostante i 225 miliardi di euro ricevuto dalla banca centrale europea, le banche hanno deciso di ridurre il credito destinato alle famiglie di più di 1 miliardo di euro e di circa 7 miliardi alle imprese per concentrarsi sull’acquisto di titoli di Stato a lungo periodo; infatti, la quota di finanziamento destinato a questa attività è passata ai 98 miliardi di euro con un aumento del 44%.
Questi dati denunciano un aspetto allarmante. Infatti, la maggior parte dei finanziamenti giunti dall’autorità europea non è stata destinata a reggere la riprese del Paese ma, in realtà , va a finire nelle casse dello Stato per sostenere la pubblica amministrazione: l’unica possibilità che si vede per canalizzare maggiori fondi per le imprese è quelle di diminuire la richiesta pubblica intervenendo, in modo diretto, sugli interi meccanismi di spesa.
Per le banche italiane questo movimento risulta senza dubbio conveniente visto che riceve i soldi europei ad un tasso dell’1% e li destina alle casse dello Stato ottenendo una remunerazione di almeno quattro volte.
A questo proposito, il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi
Sia chiaro ciò non vuol dire che questa tendenza rappresenta l’unica spiegazione della mancata concessione del credito al settore privato italiano. Tuttavia, si vuole porre l’accento sul fatto che, in una determinata situazione come quella che si è venuta a creare verso la fine del 2011, le banche italiane hanno preferito investire sul sicuro, anziché rischiare assieme alle famiglie ed alle imprese. Tuttavia, se le banche italiane hanno acquistato i nostri titoli di Stato in maniera cosi massiccia, non possiamo disconoscere che ciò ha contribuito a immettere una forte dose di liquidità nel sistema salvando il Paese dalla bancarotta
I dati diffusi dalla CGIA di Mestre sono particolarmente allarmanti visto che la tendenza in atto conferma quello che si è verificato dall’inizio della crisi; in effetti, sempre per la CGIA dal gennaio 2009 al mese di maggio del corrente anno i prestiti alle aziende italiane si sono attestati ad un valore puramente simbolico, circa il 2.6%, mentre i fondi destinati al debito italiano sono aumentati di ben del 163%.