Quando si parla di dimissioni, si tratta di uno strumento che è ancora ben presente nella mente di tanti lavoratori italiani. Stando a quanto è emerso da una ricerca del Global Re:work Report 2023 realizzato da Kelly, una società internazionale che si occupa di assunzioni, in Italia qualcosa come il 33% dei lavoratori sta pensando di abbandonare il proprio impiego nel giro di dodici mesi.
Perché c’è un simile pensiero condiviso? Le motivazioni alla base del fatto di essere pronti a un simile passo devono ricercarsi nel fatto di non essere per nulla contenti della situazione lavorativa che stanno affrontando, piuttosto che delle condizioni in cui si trovano a lavorare nella vita di tutti i giorni.
Si tratta di un fenomeno che va a coinvolgere in modo specifico tutti quei lavoratori che hanno elevate competenze e specializzazioni, in virtù soprattutto del fatto che, tenendo conto del cv di cui dispongono, hanno senz’altro maggiore facilità a trovare un nuovo impiego e sono più facilmente spendibili sul mercato del lavoro. Tra i vari motivi che spingono a prendere in considerazione di lasciare il proprio posto di lavoro troviamo sia le solite ragioni di natura economica, ma anche la necessità di trovare un posto di lavoro caratterizzato da una migliore qualità della vita.
Questa indagine ha preso in considerazione anche tutti quei lavoratori che fanno la scelta di rimanere all’interno dell’azienda per cui lavora. Tra chi scegliere di restare, infatti, circa il 34% fa questa scelta solo per seguire un senso di sicurezza dal punto di vista psicologico, mentre invece il 45% di tali persone ha semplicemente deciso di attuare quelle che vengono ribattezzate come dimissioni silenziose.
In poche parole, si tratta di un comportamento, a volte anche inconscio, che porta i lavoratori a fare solamente il minimo indispensabile richiesto dal proprio ruolo. Inoltre, stando a quanto è stato riportato da oltre la metà delle persone intervistate, c’è un elemento ben preciso che trattiene certi dipendenti dallo scegliere altre strade lavorativamente parlando ed è rappresentato dal senso di appartenenza nei confronti dell’azienda per cui lavorano. Il fatto poi di lavorare per delle aziende che si caratterizzano per avere degli approcci inclusivi è una buona motivazione a non cambiare lavoro nel 33% dei casi.
Tra chi invece ha ragionato e ragiona per volersene andare dall’azienda per cui lavora, spesso e volentieri la motivazione principale è legata al carico di lavoro eccessivo, un problema che viene riscontrato addirittura nel 27% dei casi.