Nello scorso mese di marzo le ore autorizzate di cassa integrazione sono aumentate in Italia del 29% rispetto al mese precedente, e del 106,8% rispetto al mese di marzo del 2009. A comunicare questi dati nei giorni scorsi è stato l’Inps, Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, sottolineando comunque come le ore autorizzate non coincidano con le ore di cassa integrazione che poi vengono utilizzate. In merito, infatti, Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, ha posto l’accento sul fatto che, in linea con quanto accaduto nei mesi precedenti, le imprese chiedono più ore di cassa integrazione da autorizzare rispetto a quelle che poi effettivamente servono. In ogni caso, la forte crescita delle ore richieste a marzo rappresenta un campanello d’allarme ma anche la palese conferma che per il mercato del lavoro in Italia le difficoltà sussistono; per fortuna la cassa integrazione permette di attivare una rete di protezione a favore di migliaia di lavoratori che difficilmente nel breve, vista la situazione congiunturale, potrebbero trovare un reimpiego, ma nello stesso tempo per le famiglie dove ci sono lavoratori in cassa integrazione il reddito mensile si abbassa inesorabilmente.
E se i lavoratori dipendenti possono far leva sulla cassa integrazione per evitare di ritrovarsi da un giorno all’altro senza alcun reddito, molti giovani nel nostro Paese non solo fanno fatica a trovare un impiego, ma quelli che ce l’hanno continuano a rischiare di perderlo in virtù di contratti di lavoro che non sono stabili e che necessitano di rinnovi periodici che purtroppo spesso non arrivano.
Non a caso, gli ultimi dati forniti dall’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, rivelano come nello scorso mese di febbraio la percentuale di disoccupazione giovanile in Italia abbia raggiunto la quota del 28,4%, ovverosia il valore più elevato degli ultimi sei anni, ed il valore più alto rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Se quindi in generale il tasso di disoccupazione in Italia è inferiore alla media europea, quando di parla di disoccupazione per gli italiani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni le cose cambiano radicalmente. Non basta quindi estendere e/o prolungare la cassa integrazione, ma servono anche politiche incisive a sostegno dell’occupazione giovanile che è tra l’altro sempre più precaria e sottopagata.