Il mercato del lavoro italiano è destinato a peggiorare anche nel 2013 e ormai sono migliaia le persone alla ricerca di un esempio di curriculum vitae che possa rendere il cambio occupazionale più leggero e semplice. A sancirlo è la triste stima compiuta dall’istituto di ricerca Ref, secondo cui il BelPaese affronterà un altro anno di gravissime difficoltà sul fronte occupazionale, accompagnata da una grave contrazione del prodotto interno lordo, da una domanda locale in flessione e di consumi in rallentamento. Vediamo intanto come si è concluso l’ultimo anno, e quanto il deterioramento del mercato del lavoro stia condizionando la sostenibilità dei consumi delle famiglie italiane.
Stando a quanto rilevato dall’Istat (i dati ufficiali si fermano al 2011), in Italia è occupato il 61,2 per cento della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni, con un incremento dello 0,1 per cento rispetto al 2010. Un dato estremamente negativo, che pone l’Italia ai margini del vecchio Continente, considerando che solamente la Grecia e l’Ungheria riescono a manifestare dei tassi di occupazione inferiori. Il dato – già di per sé estremamente deludente – diventa ancor più negativo se si considera che il tasso di occupazione femminile si ferma al 49,9 per cento, rendendo l’Italia tra le massime maglie nere europee (in proposito, consultate anche le nuove modalità di presentazione delle domande per l’indennità di disoccupazione).
Ancora, la disoccupazione c.d. “di lunga durata” (ovvero, quella che dura da almeno 12 mesi), nel 2011 ha riguardato il 51,3 per cento dei disoccupati nazionali, per il livello più elevato mai toccati nel corso dell’ultimo decennio. Deludenti anche i dati dei meno anziani, con il tasso di disoccupazione giovanile (età 15 – 24 anni) che ha raggiunto il 29,1 per cento, in crescita per il quarto anno consecutivo, e superiore a quanto fissato come “media” nell’area UE (21,4%; qui un nostro speciale sull’occupazione giovanile europea).
Infine, l’Istat ricorda come il tasso di inattività italiana tra i 15 e i 64 anni è il 37,8 per cento, per un valore record in Europa dopo quelli di Malta. Ricordiamo che sono considerati inattivi coloro che non studiano, non lavorano, né sono alla ricerca di un programma di studio o di un posto di lavoro.