Secondo il rapporto Global Employment Trends for Women 2012, ovvero Tendenze globali dell’occupazione femminile 2012, dell’Ilo la crisi economica ha bruciato oltre 13 milioni di posti di lavoro delle donne: lo studio analizza le differenze di genere dal punto di vista della disoccupazione, della vulnerabilità e della segregazione professionale e settoriale.
Il rapporto consiglia anche le possibili risposte da dare; infatti, l’ILO chiede di estendere le misure di protezione sociale al fine di ridurre le vulnerabilità delle donne insieme a ulteriori investimenti nello sviluppo di competenze e nell’istruzione.
Non solo, sempre per l’ILO diventa necessario promuovere l’accesso all’occupazione e definire una seria politica al fine di aiutare le famiglie a superare i pregiudizi di genere nelle decisioni relative al lavoro.
A questo proposito José Manuel Salazar-Xirinachs, direttore esecutivo dell’Ilo per l’occupazione
Le politiche per ridurre le differenze di genere possono migliorare significativamente la crescita economica e le condizioni di vita e nei Paesi in via di sviluppo possono contribuire alla riduzione della povertà
Per l’organizzazione internazionale del lavoro diventa seriamente auspicabile equilibrare le differenza nel lavoro retribuito e non retribuito, attraverso programmi che promuovano un’equa ripartizione delle responsabilità familiari, e compensare le disuguaglianze in termini di opportunità di impiego tra donne e uomini, con misure volte a eliminare l’impatto negativo delle interruzioni di carriera attraverso congedi di maternità retribuiti e il diritto a ritornare al proprio posto di lavoro.
Oggi, al contrario, ha allargato questo gap per una percentuale compresa tra lo 0,5% e lo 0,7%. Secondo lo studio dell’ILO cambia in maniera significativa tra le varie regioni del mondo. Nei Paesi industrializzati, infatti, la difficile congiuntura dell’economia sembra aver colpito maggiormente gli uomini che lavorano nei settori legati al commercio rispetto alle donne che lavorano nel settore sanitario e dell’istruzione. Nei Paesi in via di sviluppo, al contrario, le donne sono state colpite più duramente nei settori legati al commercio.