Il nuovo sistema pensionistico che ha pensato il nostro Legislatore è diventato, certamente, un sistema da prendere come riferimento per gli altri Paesi europei.
Ora, finalmente, un Paese europeo può copiare da noi, e non viceversa.
Il decreto 78/2010, convertito nella legge 122/2010, ha confermato che l’età pensionabile è una variabile che dovrà crescere sempre più in alto.
L’articolo 22 della legge n. 102/2009 ha introdotto l’adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione agli incrementi della speranza di vita.
Secondo la norma, a decorrere dal 1° gennaio 2015 verrà applicato un aumento dell’età pensionabile fino a tre mesi per il diritto della pensione di anzianità e vecchiaia ottenuta dalla somma di età anagrafica e contributi nelle due forme retributive e contributive, e persino sull’età prevista per l’accesso all’assegno sociale.
Il meccanismo introdotto prevede che età e quote saranno incrementate in misura pari all’aumento dell’aspettativa di vita registrata dall’Istat nel triennio di riferimento.
Solo in sede di prima applicazione, e quindi per il 2015, l’aumento non potrà essere superiore ai 3 mesi.
Altra cosa interessante è che in caso di riduzione delle aspettative di vita il requisito di età non sarà modificato.
Il secondo aumento è previsto nel 2019 per poi stabilizzarsi a cadenza triennale coinvolgendo tutti i lavoratori del settore pubblico e privato con la sola eccezione di coloro che al raggiungimento di un determinato requisito di età perdono il titolo abilitante alla professione.
L’aumento dell’età pensionabile legato alle aspettative di vita non ha un limite, ma può crescere indefinitamente.
Occorre fare una piccola precisazione, ossia l’aumento previsto avverrà attraverso decreto senza alcuna consultazione delle parti sociali.
Non solo, ma anche, fatto questo deprecabile, non sono stati previsti adeguamenti del coefficiente di trasformazione per le età di pensionamento superiori a 65 anni, a meno che non si realizzi un aumento tale da superare di una o due unità il valore di 65.