Dopo il caso Pomigliano ora è il momento di rivedere l’organizzazione del lavoro nello stabilimento Fiat di Melfi.
Mentre da una parte la CISL cerca di chiudere su Fabbrica Italia chiedendo precisi riscontri concreti e a questo riguardo le parole di Raffaele Bonanni, segretario generale della seconda organizzazione sindacale, sono precise
Ci aspettiamo che Marchionne incontri i sindacati e precisi nei minimi dettagli i contenuti del piano Fabbrica Italia per non prestare il fianco a chi vuole bloccare l’investimento con veti pretestuosi e campagne intimidatorie
Ora, Fiat, dopo aver incassato l’accordo su Pomigliano da CISL e UIL, intende mettere in discussione l’organizzazione del lavoro a Melfi innescando una nuova spirale di confronto con il sindacato.
La Fiat, con decorrenza dal 31 gennaio 2011, ha deciso di mettere in discussione, o meglio ha disdetto, gli accordi sull’organizzazione ed i tempi del lavoro per lo stabilimento Sata di Melfi.
Certamente l’idea della Fiat è quella di introdurre anche presso Sata il sistema ergonomico Ergo-Uas già definito nel nuovo accordo di Pomigliano.
In pratica, sarà ridefinito il sistema delle pause: dalle attuali due da 20 minuti a tre da 10 minuti. In questo modo si aumenterebbe la prestazione lavorativa di 10 minuti.
Per il 9 novembre è stata convocata un incontro con i sindacati per discutere sulla proposta della casa torinese.
Il sindacato è abbastanza critico per quest’ultima iniziativa del management Fiat, tanto che Rocco Palombella della Uilm ipotizza che, dietro a questi continui scontri con il sindacato, ci sia una precisa volontà di disinvestire in Italia.
Non solo, la richiesta di Marchionne di pretendere a tutti i costi un accordo con il sindacato per far partire Fabbrica Italia si scontra con l’esigenza di Fim e Uilm di pretendere, a loro volta, di avere una visione chiara degli investimenti.
Per Palombella, Uilm,
Non siamo disponibili a firmare cambiali in bianco, Marchionne non può chiedere il sì dei sindacati a prescindere, deve prima esplicitare il piano industriale, gli investimenti