Forse questa è l’unica soluzione per uscire da una situazione di costante precarietà, o almeno è questo il suggerimento di Pietro Ichino, parlamentare e giurista, che ha proposto la sua ricetta: un nuovo contratto che cerca di coniugare due aspetti che fino a ieri erano inconciliabili, ovvero flessibilità e sicurezza.
L’idea è semplice: sostituire i contratti precari con un unico contratto a tempo determinato ma con meno garanzie in termini occupazionali: le aziende disporrebbero di maggiore scelta in fatto di licenziamento contro maggiori tutele per il lavoratore in termini previdenziali.
La proposta piace a diversi esponenti dell’industria e del lavoro tra cui Luca Cordero di Montezemolo e l’economista Rossi che sostengono, anche tra le pagine del Corriere della Sera, un nuovo tipo di rapporto di lavoro che si preoccupa, in un certo modo, di stabilizzare il contratto precario con un maggiori garanzie ma con maggiore libertà di licenziare rispetto ad un contratto a tempo indeterminato.
Per i lavoratori ci sarebbe una maggiore sicurezza che eviterebbe di lavorare con un contratto atipico e per le aziende, oltre a usufruire di un lavoratore con meno vincoli, dovrebbero offrire maggiori oneri sociali derivante da un contratto di questo tipo ma anche con una fiscalità più interessante.
Pietro Ichino, in effetti, suggerisce di fissare un contributo previdenziale a carico dell’azienda del 30% e la riduzione a 10 euro al mese del carico fiscale sui redditi da lavoro su una soglia di 1000 euro mensili.
Non solo, la proposta di Pietro Ichino prevede il divieto di licenziamento contro le discriminazioni di qualsiasi ragione compresi anche di tipo disciplinare ingiustificato, anche se nessuna protezione sarà garantita in caso di riduzione di personale per ragioni economiche e organizzative.
Secondo alcuni esponenti politici, tra cui Gianfranco Fini, è meglio un contratto di questo tipo che una flessibilità selvaggia portata all’estremo senza nessuna garanzia e certezze per il proprio futuro anche se, poi, si registrano anche serie critiche all’iniziativa dai sindacati o da alcuni esponenti e colleghi di partito di Ichino stesso come Cesare Damiano.
Il problema però esiste e una via occorre trovarla per uscire da un precariato a vita senza nessuna garanzia e prospettiva per il proprio futuro.