La Germania ha deciso di correre ai ripari: entro il 2025 mancheranno all’economia dell’efficiente Paese almeno 5,4 milioni di lavoratori qualificati, o almeno secondo le stime dell’Ufficio Federale del lavoro.
Una notizia non certamente di poco conto tanto che il ministro federale del lavoro, Ursula von der Leyen della Cdu, ha fatto sapere che presenterà a breve al Governo un piano composto da norme e iniziative di tipo sociale, messo a punto i mesi scorsi, che permetterebbe alla Germania di soddisfare la crescente richiesta di manodopera sul mercato tedesco attraverso una politica dell’accoglienza e integrazione.
Di certo l’iniziativa del governo tedesco è in controtendenza visto che numerosi Paesi dell’Unione Europea stanno, al contrario, definendo norme finalizzate a limitare l’afflusso di emigranti.
In effetti, i dati dell’Ufficio Federale del lavoro preoccupano, non poco, tutti i protagonisti dell’economia tedesca; in effetti, a causa dei fenomeni demografici il potenziale di lavoratori, attualmente di 44,6 milioni, dovrebbe calare nei prossimi 15 anni a 38,1 milioni, un deficit quantificato a circa 6,5 milioni di persone.
Le misure che il ministero del lavoro intende adottare sono state definite in stretta collaborazione con i partner sociali e tra le misure messe a punto ci sono alcune disposizione per favorire una emigrazione qualificata.
Secondo alcune indiscrezioni, sembra che il piano del governo sarà rivolto a facilitare l’assunzione di lavoratori qualificati in determinate categorie: un nuovo meccanismo che consentirà anche di sbloccare l’attuale sistema del riconoscimento delle qualifiche professionali.
In effetti, ad oggi il riconoscimento del titolo di studio in Germania è una procedura complessa anche per via dell’obbligo delle aziende tedesche di dimostrare l’impossibilità di utilizzare lavoratori tedeschi rispondenti alla qualifica richiesta.
Non solo, sarà anche approntata una white list composta da Paesi affidabili dove le imprese potranno cercare in modo sistematico il personale sulla base di determinati criteri: determinata struttura della popolazione, analogie del sistema dell’istruzione e della qualificazione, esistenza di cooperazioni internazionali tra le imprese e la diffusione della lingua tedesca.
Al momento, nella white list ci sono Paesi quali Vietnam, Brasile, India, Russia, Usa, Canada, Africa del sud Israele e Cina.