Molto spesso i componenti del nucleo familiare, ed in particolare i figli, decidono di andare via da casa per lavoro, ma non è questo l’unico “stimolo” che influisce sul bisogno, più o meno “forzato”, di autonomia. Al riguardo, l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, ha condotto un’indagine, da cui è infatti emerso che nel 2007 il 43,5% dei giovani occupati non ha lasciato la casa dei genitori per motivi di lavoro, ma semplicemente per il fatto di sposarsi. Ma anche senza il vincolo di matrimonio il 15,1% dei giovani occupati ha lasciato la casa d’origine per instaurare una convivenza con il proprio partner, con una percentuale che balza al 19,2% per i giovani con un’età inferiore ai 30 anni. Il bisogno di autonomia, indipendentemente dal motivo per cui ciò accade, è più elevato negli uomini in ragione del 34,5%, mentre la percentuale è meno della metà per le donne con un “modesto” 15%. Interessante è anche il dato sulle motivazioni che spingono le donne al bisogno di autonomia; in sei casi su dieci, infatti, il motivo non è lavorativo, ma quello legato al fatto di convolare a nozze con il proprio partner.
Nel Rapporto Istat, dal titolo “Le difficoltà nella transizione dei giovani allo stato adulto e le criticità nei percorsi di vita femminili“, emerge inoltre come la nascita di un figlio incida e non di poco sulla condizione lavorativa della donna, ed in particolare sulla continuità occupazionale. In base ai dati del 2003, l’Istituto ha rilevato che oltre una donna lavoratrice su quattro ha interrotto l’attività lavorativa proprio a seguito della nascita di un figlio, con la motivazione principale, nel 56,8% dei casi, data proprio dalla maternità.
Questa tendenza rilevata dall’Istat risulta essere tra l’altro strutturale e sembra per nulla accennare a ridursi con il passare degli anni. Inoltre, una donna che decide di interrompere l’attività lavorativa per maternità, e poi dopo qualche anno intende reinserirsi nel mercato del lavoro, trova più difficoltà al riguardo nel Mezzogiorno, dove tra l’altro rispetto al resto d’Italia l’inserimento occupazionale femminile, nonostante i miglioramenti di questi ultimi anni, rimane tardivo e spesso vede la donna trovare il primo lavoro in età avanzata anche dopo i 35 anni. In definitiva, a fronte del bisogno autonomia dei giovani, andando via da casa sorgono difficoltà che magari rimanendo a casa dei genitori sarebbero più “gestibili”.