Se ne parla spesso ma evidentemente non abbastanza. Di cosa? Dei giovani e del futuro lavorativo e pensionistico. Nel corso del “Rapporto sullo Stato sociale 2011 – Questione giovanile, crisi e welfare state” presentato alla Sapienza di Roma e curato da Felice Roberto Pizzuti con il dipartimento di Economia e diritto dell’università e il Criss, sono emersi dati e previsioni piuttosto preoccupanti; i giovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni si trovano in una condizione completamente diversa rispetto a quella in cui si erano trovati i loro padri negli anni ’50 e ’60 (che a differenza di questi che stiamo vivendo erano anni d’oro).
Nel rapporto si legge che
oggi la generazione dei figli deve fare i conti con “la maggiore instabilità dei mercati, con i rapporti di lavoro sempre più flessibili e e incerti, salari bassi e discontinui, peggiore distribuzione del reddito e contenimento del welfare”
Ed i giovani? Sembra non abbiano voglia di accettare una situazione come questa perchè
nati ed educati in un contesto di abbondanza sconosciuto ai padri, convinti che ogni generazione starà meglio della precedente, fanno fatica a pensare che non sia più così
E per quanto riguarda le pensioni?
Nel 2035 un lavoratore parasubordinato che con difficoltà sarà riuscito ad accumulare 35 annualità contributive, pur ritirandosi a 65 anni, maturerà un tasso di sostituzione di circa la metà
Pizzuti per cercare di limitare i danni propone di:
innalzare al 33% le aliquote contributive dei lavoratori parasubordinati che attualmente sono al 26%
Cosa ne pensate?
Via| adnkronos