Le grandi multinazionali straniere sembrano intenzionate, nell’ottica della razionalizzazione, della ristrutturazione e della delocalizzazione aziendale, ad abbandonare il nostro Paese. Non c’è solo Alcoa, il colosso americano dell’alluminio, pronto a fare i bagagli e chiudere alcuni stabilimenti nel nostro Paese. Anche il colosso della farmaceutica britannico Glaxo Smith Kline punta a chiudere sei centri di ricerca nel mondo, tra cui quello di Verona dove lavorano oltre 500 ricercatori con il rischio che competenze e professionalità a livello scientifico di livello elevato vadano disperse. I Sindacati chiaramente non ci stanno specie se si considera che l’ultimo bilancio annunciato dalla multinazionale è stato all’insegna della forte crescita degli utili, ragion per cui la decisione secondo le rappresentanze dei lavoratori appare ancor più ingiustificata ed inaccettabile. Sulla vicenda s’è mosso anche Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro, il quale nel corso di un incontro con i Sindacati ha fatto presente come non saranno accettate decisioni unilaterali.
Quello di Verona è un Centro di Ricerca di alto livello sulle Neuroscienze, ed a rischiare di perdere posti di lavoro di eccellenza, considerando anche l’occupazione esterna, sono complessivamente circa settecento persone. I Sindacati Uilcem, Femca e Filcem, in accordo con quanto riporta la Cgil, hanno tra l’altro concordato in passato due progetti di riorganizzazione che sono costati l’uscita dal settore della ricerca di ben duecento lavoratori; al pari della Fiat, inoltre, lo Stato italiano non ha fatto mancare il proprio sostegno visto che solo nello scorso anno la multinazionale ha ottenuto ben 24 milioni di euro per il finanziamento di progetti.
Si rischia di perdere un centro di eccellenza di rilevanza attuale ma anche storica, visto che la Glaxo è presente nel nostro Paese dal lontano 1932. Anche per questo le sigle sindacali hanno invitato sia il Governo, sia la Farmindustria a mantenere una posizione critica nei confronti della scelta della Glaxo di chiudere il centro di Verona; Uilcem, Femca e Filcem, al riguardo, fanno infatti presente che il comportamento “etico” deve essere adottato non solo in quanto si producono farmaci ma anche quando allo stesso modo “si è attenti al ruolo e alla responsabilità sociale nei Paesi e nei luoghi dove si è insediati“.