Elsa Fornero, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del governo Monti, ha fortemente voluto inserire nel decreto salva-Italia la comunicazione annuale, in carico all’Ente previdenziale di appartenenza, sulla situazione previdenziale di ogni singolo lavoratore.
Con questa iniziativa il ministro Fornero intende capovolgere il rapporto tra l’Istituto previdenziale e il lavoratore diffondendo, da una parte, la cultura previdenziale e, dall’altra, una mentalità e un atteggiamento più proattivo del lavoratore nei confronti del proprio Ente previdenziale.
Al momento il contenuto della comunicazione non è stato ancora definito anche se dovrebbe rifarsi su quello che già ricevono i lavoratori svedesi: in linea di massima dovrebbe offrire indicazioni sulle prestazioni future attese in base alla contribuzione in essere e mettere a punto, da parte del lavoratore, delle azioni correttive, ossia aderire a un fondo pensione.
Con questa iniziativa il Ministro Fornero si propone di aumentare l’adesione dei lavoratori alla previdenza complementare il che consentirebbe ai lavoratori di dedurre fiscalmente i contributi volontari e datoriali fino a 5.164,57 euro annui; oltre all’aliquota sulle prestazioni finali del 15%, che scende fino al 9% in caso di lungo termine.
Per concretizzare questo progetto è necessario definire un’Anagrafe generale dei lavoratori attivi, realizzata ad opera del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale che consentirà di effettuare i primi test operativi nei prossimi mesi.
A questo riguardo, la presidenza della Repubblica ha chiarito che per i propri dipendenti il diritto alla pensione di vecchiaia si consegue a 65 anni o, in alternativa, con 40 anni di contribuzione, salva la possibilità per l’amministrazione di autorizzare la permanenza in servizio fino al compimento del 71° anno di età. La stessa nota ricorda che il collocamento anticipato in pensione possa essere richiesto a regime al compimento del 60° anno di età congiuntamente a 35 anni di anzianità utile a pensione, quota 95, con riduzioni del trattamento pensionistico nella fase transitoria nella misura dell’1,25% per ogni punto mancante rispetto alla quota richiesta.