Il 2009 sta per finire, ma possiamo di sicuro già affermare che dal fronte del mercato del lavoro è stato per l’Italia uno degli anni più difficili degli ultimi decenni. C’è stata infatti un’esplosione, peraltro ampiamente attesa a causa dellla crisi finanziaria ed economica, della cassa integrazione, c’è stata la conseguente diminuzione del numero di occupati, ed è ulteriormente aumentato il tasso di disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno. Ma nell’ambito di questo scenario cupo, con prospettive ancora poco rosee almeno da qui ai prossimi sei mesi, ci sono comunque elementi e dati interessanti per quanto riguarda nel nostro Paese la dinamica e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale.
Il Censis, nel suo 43-esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, ha infatti rilevato come per le imprese femminili sia in atto una vera e propria “conversione” attraverso il passaggio da settori come quello del commercio, ad altri comparti che in passato erano “dominati” dai colleghi uomini. Le imprenditrici in Italia, infatti, sono sempre più “terziarie” in un contesto che le vede oramai occupare, con il 67,1% delle imprese “in rosa” sul totale, il settore del terziario, spaziando dai servizi professionali intellettuali al turismo e passando per i servizi legati alla logistica.
La tendenza delle “imprenditrici terziarie“, inoltre, è quella di abbandonare rispetto al passato la forma giuridica della ditta individuale per scegliere, invece, forme societarie più “complesse” come la società di persone; questo fattore individua per l’impresa con titolare donna, rispetto al passato, un maggior grado di organizzazione e di imprenditorialità frutto anche del contestuale aumento medio del tasso di scolarizzazione. Al giorno d’oggi, infatti, non è difficile imbattersi in imprenditrici in grado di costituire società di persone a fronte di un curriculum personale che include, tra l’altro, una laurea, magari con il massimo dei voti, ed un master con indirizzo compatibile con l’impresa di cui è a capo.