Una recente ricerca INAIL ha posto in evidenza un pericolo per i lavoratori dei call center; infatti, l’Uni ha fatto sua il lavoro dell’Istituto che tutela la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro ponendo in evidenza la valutazione dell’esposizione al rumore di questa fascia ampia di lavoratori soggetta quotidianamente a rischi sia ambientali che legati alle apparecchiature utilizzate.
Gli operatori dei call center, ovvero una categoria professionale che conta circa 200mila persone, sono dei soggetti esposti a non pochi elementi di rischio sul fronte della sicurezza.
Per questa ragione è stata predisposta una norma nel rispetto del Testo unico sulla sicurezza.
Infatti, il nuovo rapporto tecnico 11450 dell’Uni, Ente nazionale italiano di unificazione, intitolata come “Valutazione dell’esposizione al rumore nei luoghi di lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio” e la cui redazione è stata curata dal dipartimento Igiene del lavoro dell’Inail, colma un vuoto normativo visto che estende anche al contesto dei call center i tre precedenti metodi di misurazione internazionali (Uni En Iso 11904-1, Uni En Iso 11904-2 ed EtsiEg 202 518 V1.1.1), ma sarà anche la “piattaforma operativa” che porterà all’elaborazione, nella Conferenza Stato Regioni, delle le future linee guida in materia di prevenzione.
Non solo, l’Inail ha anche posto l’accento sullo spazio operativo: troppe persone in poco spazio, visto che Pietro Nataletti, ricercatore dell’Inail e relatore del progetto Uni
Gli operatori dei call center sono soggetti a forti elementi di rischio, sia dal punto di vista ambientale che per i dispositivi di lavoro utilizzati. Nel primo caso, basta pensare alla grande concentrazione di persone che di solito caratterizza questi luoghi, che possono arrivare a riunire perfino 200 addetti in un unico spazio. Tutto questo comporta condizioni di affollamento, microclimatiche e di illuminazione non adeguate, con un alto livello di disagio
Anche l’ergonomia ha la sua valenza: lavoratori stipati come api nelle celle di un alveare, decine di ragazzi e ragazze svolgono le loro mansioni su scrivanie di un metro e venti occupate dal pc e delimitate (ma non sempre) da una piccola separazione con sedie che, a volte, non sono a norma.