Le malattie che ricadono in questo ambito sono di certo un fenomeno complesso da valutare tanto che, grazie ad una indagine condotta dalla stessa Inail, in dieci anni ha riconosciuto solo il 13% delle oltre quattromila denunce presentate visto che l’onere della prova spetta all’interessato e risultano impossibili da circoscrivere perché possono avere rilevanza di tipo psico-somatica.
Il dato è stato fornito da Luigi Sorrentini, il direttore centrale delle prestazioni, nel corso di una audizione al Senato in una seduta dedicata al mobbing.
Sorrentini, esponendo la situazione, ha posto in evidenza le cifre e la casistica al fine di dare un quadro chiaro e preciso del fenomeno anche se non si hanno dati precisi di tipo oggettivo
Il dato delle denunce è molto inferiore a quello che emerge dalle indagini sullo stress fatte tramite questionario sul quale incide la percezione soggettiva. È molto inferiore anche la percentuale di casi riconosciuti per questa malattia (pari al 13%, per l’appunto), contro il 40% delle altre malattie professionali (indicativamente su 40mila domande l’anno circa 16mila sono riconosciute). Questa è infatti una malattia non tabellata e l’onere della prova è a carico del lavoratore, che deve dimostrare che lo stress è collegato al lavoro. È più difficile che pervengano denunce per tale tipologia di malattia per timore del lavoratore di entrare in collisione con l’impresa.
Per l’Inail il fenomeno è di difficile tracciabilità anche se è possibile affermare che per il 64% dei casi di malattia da stress collegato al lavoro è stata riconosciuta dall’INAIL una indennità in capitale, mentre appena il 9% una rendita e per il 27% solo una indennità per inabilità temporanea al lavoro o sono stati riconosciuti senza indennizzo.
Da un punto di vista numerico gli uomini detengono la maggioranza dei casi, il 60% del totale, mentre la metà dei casi è nella fascia di età centrale (il 46% tra i 46 e i 55 anni) con una percentuale del 20% ha un’età anagrafica di oltre 56 anni. I soggetti più a rischio da stress da lavoro-correlato sono gli impiegati, circa il 59% dei casi, seguiti dagli operai, il 21%, e a ruota da quadri e dirigenti con il 20%.
Il settore economico maggiormente colpito è il terziario con il 42% dei casi riconosciuti, mentre la pubblica amministrazione e l’industria possono esprimere il 29% dei casi.