L’esigenza è una sola, ovvero quella di far conciliare la vita familiare con quella lavorativa: il lavoro a tempo parziale diventa così per le donne una scelta necessaria se intendono svolgere un’attività extra-domestica.
Secondo i dati diffusi dall’Inail questo particolare contratto di lavoro è anche l’unica alternativa alla disoccupazione per le donne tra i 18 e i 29 anni.
L’Istat pone in evidenza che la percentuale di donne giovani in part-time è tripla rispetto a quella maschile (31,2% contro 10,4%) e, al giorno d’oggi, il part-time non è solo uno strumento che permette di poter conciliare le scelte di lavoro con le esigenze di vita, ma, sempre secondo i dati, il part-time si sta trasformando da scelta a ripiego necessario.L’Istat denuncia che il 64% delle donne ammettono di avere scelto il tempo parziale solo perché non ha trovato una occupazione a tempo pieno: si va dal Nord al 56,1% per passare al Centro con il 64,3% per poi arrivare al Mezzogiorno con il 76,1%.
Non solo, il CNEL in un suo rapporto sul mercato del lavoro ha messo in evidenza che il 53,7% delle lavoratrici a part time non vorrebbe prolungare la presenza in ufficio e che il 69,7% degli uomini accetterebbero professioni più impegnative e remunerative.
Secondo i dati diffusi dal CNEL gli uomini in part-time nel 2004 erano 448.000 (il 4,2% del totale), nel 2005 erano 439.000 (4,1%), nel 2006 erano 471.000 (4,3%), nel 2007 pari a 515.000 (4,6%). Al contrario, le donne nel 2004 erano 1.784.000 (il 24,4% del totale), nel 2005 erano 1.906.000 (25,6%), nel 2006 erano 2.055.000 (26,6%), nel 2007 a 2.083.000 (26,4).
I dati pongono anche in evidenza che gli uomini in part time per scelta sono il 30,3%, mentre la cifra si attesta sul 53,2% per le donne.
In arrivo anche i dati di Almalaurea che, su una ricerca di 400mila persone, riesce a dimostrare la difficoltà dei giovani laureati a trovare un posto di lavoro; in effetti, il 46% laureati triennali riesce a ottenere un lavoro stabile e la percentuale scende al 35% per i laureati magistrali: più spesso si ottiene un lavoro a tempo determinato ripiegando su un contratto a tempo parziale con orari quasi impossibili e disarticolati tanto che l’Inail considera il contratto di lavoro a tempo parziale come uno dei fattori che possono favorire l’insorgenza di patologie quali lo stress da lavoro correlato.