Il 22 settembre a Firenze è stato presentato un progetto, intitolato come “Salute e sicurezza, una questione anche di genere”, finalizzato a definire un nuovo modello di prevenzione contro i rischi professionali in grado di tenere conto della differenza di genere presentato dal presidente del Cug, ossia il Comitato unico di garanzia, Antonella Cenci.
Con questa iniziativa l’Inail intende dare una risposta all’esigenza manifestata dall’articolo 28 della decreto 81/2008; infatti, per Nenci
Un riconoscimento che è obbligo di legge. Finora il lavoratore è sempre stato considerato in maniera neutrale, come una persona media generalmente di sesso maschile. Con l’articolo 28 del decreto 81/2008, il rischio di genere è entrato nella normativa. Quindi adesso è un obbligo di legge individuare le differenze nell’esposizione ai rischi
Ricordiamo che la valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a) dello stesso decreto – anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro – deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro.
È necessario tenere conto delle lavoratrici perché con i loro cicli di vita diversi – maternità o menopausa – devono conciliare vita familiare e lavoro. L’ente nazionale di prevenzione degli infortuni ha individuato la Toscana come centro di sperimentazione, una scelta non dettata dal caso ma su basi oggettive; infatti, ci sono già elementi per individuare indicatori di rischio: il progetto ha interessato nella sua prima il tessile e l’alimentare, dove la presenza di lavoratori e lavoratrici è abbastanza omogenea.
Per il presidente del Cug
Il progetto coinvolge figure professionali interne vecchi e nuove, grazie all’incorporazione di Ispesl e Ipsema. Vogliamo individuare delle linee guida per i diversi settori produttivi, supportate da scienza e conoscenza