Secondo l’interessante studio condotto e concluso dall’ex Ispesl, ora Inail, l’uso della risonanza magnetica, anche se da un punto di vista diagnostico è un mezzo notevolmente utile, sottopone gli addetti a notevoli rischi da sovraesposizione, ma l’aspetto che emerge dalle attente valutazioni dell’Istituto è il vuoto legislativo in materia di sicurezza e prevenzione nel campo veterinario.
L’Inail ha posto in evidenza i dati della ricerca del dipartimento di Igiene del lavoro ex-Ispesl, che sottolineano la necessità di una regolamentazione che consenta ai lavoratori del settore di operare in assoluta sicurezza.
I ricercatori del dipartimento di Igiene del lavoro dell’Inail (ex-Ispesl) segnalano, così
un “buco normativo” che lascia sostanzialmente scoperto il campo della medicina veterinaria. Le applicazioni della risonanza magnetica – pur trattandosi delle stesse apparecchiature che in ambito medico sono sottoposte a un severo e composito quadro normativo – non sono disciplinate da nessuna legge specifica dello Stato
In effetti, l’uso di strumenti di questo tipo nel campo medico è da tempo regolato con precisi riferimenti legislativi lasciando sostanzialmente scoperto tutte quelle applicazioni che non rientrano in questa specificità dove l’unico testo di riferimento è l’attuale Testo unico per la sicurezza sul lavoro, decreto 81/08, che fa riferimento alla Direttiva europea 40/2004 in materia di esposizione a campi elettromagnetici: una direttiva che entrerà in vigore non prima del 2012.
L’Inail sollecita un intervento normativo che sistemi la complessa materia nei suoi diversi aspetti definendo e regolando, tra l’altro, limiti di esposizione senza aspettare l’attuazione della direttiva.
Secondo lo studio gli addetti ai lavoro subiscono, rispetto alle corsie ospedaliere, un’esposizione più continua all’interno di aree a potenziale rischio.
In effetti, sempre secondo i ricercatori dell’Inail, il tempo di stazionamento degli addetti all’interno di una sala magnete è notevolmente maggiore rispetto ai tempi impiegati nella diagnostica umana e può anche capitare, in base alla procedura da utilizzare, la presenza in sala di più persone contemporaneamente.