È stato presentato il rapporto Inail 2010 della regione Trentino con un dato in controtendenza rispetto a quelli nazionali; in effetti, nella regione si sono registrati 10.405 casi di incidenti rispetto ai 10.131 dell’anno precedente anche se, poi, cala il numero dei lavoratori che hanno perso la vita: una flessione che, da questo punto di vista, vede la regione piazzarsi al terzo posto tra quelle dalla contrazione più significativa.
L’unico settore positivo è il primario, ossia l’agricoltura, che registra un numero di 927 casi di infortunio, mentre nell’industria e nell’artigianato i casi sono di 9228: i comparti delle attività che registrano il maggior numero di infortuni in termini di dati assoluti sono le costruzioni, l’agricoltura, alberghi e ristorazione, commercio. Non solo, l’incremento degli infortuni è stato più accentuato per gli uomini (+4,4%) rispetto alle donne (+1,0%) nella gestione industria e servizi. Nell’agricoltura vi è stato un decremento per gli uomini ( -9,5%) rispetto alle donne (+23%).
Gli infortuni mortali, otto casi, riguardano quasi esclusivamente il settore dell’industria, con sette casi, mentre il restante interessa l’agricoltura e in tutti i casi si è trattato di vittime straniere mentre in tre casi il decesso del lavoratore è legato alla circolazione stradale.
I lavoratori stranieri sono quelli che pagano il maggior tributo con 2245 casi con l’incremento maggiore nella gestione agricoltura (+7,4%), mentre nell’industria e servizi si verifica un aumento del 6,4%. Il Rapporto Inail ha anche posto in evidenza che le nazionalità più incise dal fenomeno infortunistico sono la romena, l’albanese e la marocchina., mentre i settori di attività economica più rischiosi per gli stranieri sono le costruzioni, gli alberghi e ristorazione e servizi alle imprese.
L’aspetto che il Rapporto pone in maggior risalto è la capacità della Regione a reagire alla crisi; in effetti, il 2010 si è dimostrato un anno di inversione del ciclo e di moderata ripresa dell’attività economica anche se, poi, in modo molto differenziato a seconda delle aree geografiche e dei vari settori economici. In realtà, si è trattato non di una ripresa vera perché l’occupazione è cresciuta di appena lo 0,10 % ed in molti settori il tasso di variazione è rimasto negativo, mentre il tasso di disoccupazione è passato dal 3,6 al 4,4%.