L’Inail, l’istituto punto di riferimento sulla sicurezza e gli infortuni sul lavoro in Italia attraverso l’ex Ispesl, ora diventato un Dipartimento dell’Istituto, ha diffuso i dati sui rischi del telelavoro ricavati da una indagine Eures commissionata dall’Inail stesso.
La ricerca intitolata Rischi domestici connessi con il telelavoro ha confermato, sostanzialmente, la pericolosità dell’ambiente domestico utilizzato come luogo di lavoro; in effetti, l’indagine pone in evidenza i problemi alla postura e alla vista se le postazioni non sono scelte bene.
Non solo, il lavoro svolto dall’Eures rileva anche difficoltà di concentrazione e il pericolo di sovrapporre i tempi familiari e di vita con quelli professionali.
L’idea di base di questo lavoro è quella di capire i motivi per cui il telelavoro, rispetto agli altri Paesi europei, non ha tutta quella valenza sociale e produttiva che merita. Di certo la particolarità che la stessa Inail pone in evidenza è la difficoltà di stabilire la responsabilità degli infortuni, in questo caso è difficile, vista la caratteristica intrinseca del luogo di lavoro, dimostrare e richiedere i relativi indennizzi: è un problema soprattutto di tutela e di garanzia per il lavoratore a domicilio.
In effetti, il lavoro svolto pare proprio indicare queste vie: il pericolo di incorrere in un infortuni sia collegato alla sfera abitativa piuttosto che alla parte lavorativa vera e propria. Gli strumenti utilizzati per telelavorare – dai videoterminali al fax – non comportano dei rischi specifici, mentre l’ambiente domestico, per sua natura, è esposto a rischi maggiori, che sfuggono peraltro al controllo dell’azienda.
Non solo, lo studio pone anche in evidenza il pericolo della flessibilità, ossia quando il tempo e la flessibilità del lavoro con la possibilità di gestire il proprio carico è un punto di debolezza e non di vantaggio: una buona percentuale degli intervistati pongono, in effetti, al centro anche il rischio di overtiming, dovuto alla tendenza a rimanere più tempo del dovuto davanti al pc, con conseguente affaticamento fisico.
Matteo Valido, psicologo del lavoro e ricercatore Eures, rileva che
I rischi di isolamento e di alienazione vengono percepiti come le criticità maggiori da parte egli interlocutori
Ecco perché diventa necessario separare gli ambienti: da un parte una postazione di lavoro ricavata dall’abitazione con tutte le necessarie tutele e controlli di sicurezza da parte del datore di lavoro o dell’azienda.
Maggiori info al sito dell’Inail.