Secondo una ricerca condotta da Alma Laurea i laureati italiani sono meno occupati e percepiscono un reddito inferiore ai loro colleghi europei, anche se poi trovano più facilmente lavoro, lo perdono meno e sono meglio retribuiti rispetto ai lavoratori con titoli di studio inferiori. Dello stesso parere anche l’OCSE dove ha quantificato, tra il 2008 e il 2009, il tasso di disoccupazione dei laureati tra 25 e 64 anni è cresciuto dell’1,1%, passando dal 3,3% al 4,4%.
In Italia nel 2009 il tasso di disoccupazione dei laureati è stato del 5,1%, nonostante l’Italia sia agli ultimi posti sia agli ultimi posti come percentuale di laureati sulla popolazione attiva (25-64 anni) e di laureati che lavorano: nel 2009 il tasso di occupazione dei laureati era del 79,2% contro una media Ocse dell’83,6%.
Il tredicesimo rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato a Bologna il 10 marzo scorso, conferma una situazione decisamente preoccupante: nonostante i laureati italiani siano pochi, incontrano notevoli difficoltà a trovare un posto di lavoro adeguato in tempi brevi. Hanno meno difficoltà dei diplomati, ma i tempi di inserimento lavorativo, la stabilità e le retribuzioni sono peggiori rispetto alla media degli altri paesi sviluppati.
Non solo, la ricerca ha anche posto in evidenza che la disoccupazione dei laureati aumenta; in effetti, ad un anno dalla tesi hanno trovato lavoro il 71,4% dei laureati triennali che non proseguono gli studi e il 55,7% degli specialistici.
Rispetto alla precedente indagine si conferma, infatti, l’aumento della disoccupazione fra i laureati triennali a un anno dalla laurea con una percentuale dal 15 al 16%. La disoccupazione cresce anche fra i laureati specialistici biennali, quelli con un percorso di studi più lungo: dal 16 al 18% e cresce pure fra gli specialistici a ciclo unico dal 14 al 16,5%.
La ricerca ha anche posto in evidenza l’aumento della richiesta di lavoro atipico con una stabilità che interessa poco meno della metà dei laureati di primo livello mentre quelli magistrali registrano un ulteriore trend negativo, circa il 35%. Rispetto al rapporto presentato nel 2009 si registra una riduzione, in entrambi i casi, di 3 punti percentuali.
Aumentano anche i laureati che lavorano in nero, ovvero occupati senza contratto. Tra i laureati di primo livello i cosiddetti senza contratto passano dal 3.8% al 6%, mentre gli specialistici a ciclo unico possono vantare in triste 11%.
Altro aspetto dolente è la diminuzione delle retribuzioni. In effetti, come il rapporto ha posto in evidenza, le retribuzioni ad un anno dalla laurea, pari ai 1.150 euro per i laureati di primo livello e di poco al di sotto di 1.100 euro per i titoli magistrali, perdono ulteriormente potere d’acquisto rispetto alle indagini precedenti: la contrazione arriva al 4% tra i triennali e gli specialistici a ciclo unico, al 5% tra gli specialistici biennali. Le retribuzioni migliorano a tre anni dalla laurea (1.300 euro mensili netti).