È stato presentato il Rapporto sul mercato del lavoro in Italia 2011-2012 del Cnel: una fotografia del nostro sistema Paese che inquadra la nostra situazione occupazionale e dei processi del mercato del lavoro con proiezioni a medio e lungo termine.
Secondo il Rapporto presentato dal CNEL si prevede nel 2020 un milione e mezzo di disoccupati in più nella popolazione di età compresa tra i 15 e i 66 anni. Non solo, nello stesso periodo, il Cnel prevede una forte riduzione dei giovani attivi italiani (oltre 515mila) e degli adulti fino a 54 anni, compensata dall’aumento dalla crescita della forza lavoro immigrata (con almeno 1,3 milioni in più) e soprattutto delle forze lavoro “anziane”.
La percentuale della popolazione anziania dovrebbe passare dal 15,3% al 26,8% di quella complessiva, determinando una riduzione del peso delle altre classi d’età con importanti effetti sui rapporti intergenerazionali.
Il CNEL ha anche inquadrato la popolazione giovanile attribuendo delle prospettive per nulla rassicuranti. Infatti, dal Rapporto si apprende che
Rispetto al 2008 si sono persi oltre un milione di occupati di età inferiore ai 34 anni, solo parzialmente compensati dalla crescita dell’occupazione di età superiore
Il danno maggiore è stato attribuito ai giovani con un titolo di studio basso, ossia in possesso solo della licenza media, o i residenti nelle regioni meridionali, i lavoratori a tempo indeterminato e quelli a tempo pieno.
Il tasso di disoccupazione di lungo periodo aumenta anche per i più giovani raggiungendo il triste primato del 46,6% sul totale della disoccupazione giovanile.
Di certo il mercato del lavoro in Italia è senza dubbio anomalo visto che nel 2011 aumentano i lavoratori con un contratto part-time involontario, ossia
che lavorano a tempo parziale perché non hanno trovato un lavoro a tempo pieno
Lo scenario dell’occupazione autonoma non è per nulla confortante visto che
la contrazione ha riguardato soprattutto gli imprenditori e i lavoratori in proprio, ovvero coloro che hanno risentito in prima persona delle difficoltà delle imprese, soprattutto le più piccole