La Ragioneria Generale dello Stato redige annualmente un rapporto che intende fotografare la situazione attuale e l’evoluzione nel medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sociosanitario italiano.
Il rapporto per l’anno 2009 vuole porre in evidenza, ad esempio, un’analisi degli effetti distributivi del sistema pensionistico pubblico e dei tassi di sostituzione della previdenza obbligatoria e complementare oltre ad una valutazione degli effetti finanziari della revisione dei coefficienti di trasformazione.
Non solo, il rapporto della Ragioneria cerca di fare una previsione del numero di pensionati che deve essere coerente con quella del numero delle pensioni.
Il lavoro svolto dalla Ragioneria dello Stato è di estrema importanza perché consente di ricavare alcune considerazioni.
Secondo i dati il rapporto pensioni-PIL nel 2010 si attesterà al 15,2 per cento, meno di quanto previsto dalla Ragioneria Generale dello Stato nel 2009 in piena crisi finanziaria, quindi più favorevole al sistema previdenziale.
Senza soffermarci troppo sulle valutazioni che emergono dallo studio è possibile, senza dubbio, affermare che, in base alle previsioni elaborate dalla Ragioneria, il rapporto spesa pensionistica/Pil continuerà ad oscillare attorno al 15 per cento, ad eccezione del picco, provocato dal pensionamento delle generazioni del baby boom, atteso nel 2040.
In seguito, i modelli della Ragioneria prevedono un sensibile miglioramento del rapporto nel 2050, nella misura del 14,60 per cento, e nel 2060, pari al 13,40 per cento.
In base a diverse considerazioni questi dati rappresentano il risultato delle riforme che nel 2009 hanno dimezzato le domande per le pensioni di anzianità e ridotto il numero di nuove pensioni liquidate in seguito all’introduzione del sistema delle quote e delle finestre di uscita.
In prospettiva, inoltre, i conti dovrebbero migliorare ulteriormente considerato che l’età di pensionamento aumenterà gradualmente per effetto della riforma approvata con la legge n. 102 (articolo 22), che aggancia a partire dal 2015 il momento del collocamento a riposo all’incremento della speranza di vita.
La percentuale indicata dalla Ragioneria contiene anche le spese extra statutarie e assistenziali che, nel corso degli anni, lo Stato ha imposto all’istituto previdenziale.
Secondo il Rapporto il bilancio del 2009 si chiuderebbe con un attivo favorevole all’Inps anche se, di diversi osservatori, ritengono che il dato positivo è il risultato delle contribuzioni dei precari.
C’è poi chi chiede a gran voce la separazione, ovvero restituire la parte assistenziale alla fiscalità generale poiché non di pertinenza propria dell’Istituto. Secondo alcune valutazioni, l’ente previdenziale risparmierebbe almeno il 4% dell’incidenza del PIL facendo così confluire il denaro risparmiato alla mission dell’Istituto.