Dalla festa del Pdl è giunta una notizia poco incoraggiante per i giovani docenti italiani che lavorano a scuola in condizioni di precarietà, e che da un anno all’altro non sanno se possono continuare a lavorare e dove possono farlo. Sono molti coloro che, nel comparto della scuola, alcuni da parecchi anni, attendono la sospirata stabilizzazione, magari in modo tale da sposarsi e mettere su famiglia, acquistare la casa con un mutuo, e guardare al futuro con più tranquillità e serenità. Purtroppo, rispondendo ad una domanda di una docente precaria tanto delusa quanto arrabbiata per non poter insegnare quest’anno, il Ministro Gelmini nel corso della festa nazionale del Popolo della Libertà ha dichiarato che 150 mila lavoratori precari della scuola da stabilizzare sono troppi. Insomma, forse per molti giovani docenti è inutile continuare a sperare in un lavoro nella scuola a tempo indeterminato; questo perché, come sottolineato da Mariastella Gelmini, la stabilizzazione di decine di migliaia di precari farebbe fallire la scuola statale, mentre il Ministro, in linea con quanto ha fatto sin dall’inizio del suo mandato, punta a fare in modo che la scuola pubblica italiana cresca in qualità e non necessariamente in termini di numero di dipendenti.
Alle porte c’è tra l’altro una riforma dell’università grazie alla quale il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, prevede di mettere a punto un sistema in grado di garantire il ricambio generazionale, con una conseguente e maggiore apertura ai giovani, contrasto al baronaggio, spesso di stampo feudale, nelle Facoltà, più spazio alla meritocrazia e meno sprechi di denaro. Ma da dove arriveranno le risorse per mettere a punto la riforma?
Ebbene, i fondi saranno “prelevati” dalle entrate attese dallo scudo fiscale, i cui introiti per il momento non sono tra l’altro quantificabili, ma in ogni caso per buona parte dei 150 mila precari, per ragioni di finanza pubblica, nulla è destinato a cambiare. Una buona fetta di lavoratori precari, tra l’altro, si trova al Sud, e molti di questi, anche con sacrifici, hanno in questi anni svolto supplenze al Nord sperando prima o poi, acquisendo punteggio, di entrare nel mondo della scuola dalla “porta principale”. E voi, lavoratori precari della scuola, che ne pensate?
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