Nel corso degli ultimi tempi si sente sempre più di frequente parlare di intelligenza artificiale e di quanto potrebbe rivoluzionare il mondo del lavoro. Sul lungo periodo è chiaro che tante operazioni potrebbero essere rese più semplici, garantendo un livello di automazione sempre più totale.
Al contempo, però, se si guarda ai benefici, bisognerebbe considerare anche quelli che sono i punti deboli di una simile evoluzione. Ovvero, il fatto che tra qualche anno, molto prima di quanto si potrebbe pensare, è chiaro che tanti impieghi e posti di lavoro potrebbero essere davvero a rischio. Un recentissimo rapporto che è stato realizzato da parte di Confartigianato ha messo in evidenza come il condizionamento delle nuove tecnologie smart e all’avanguardia potrebbero mettere in seria crisi buona parte del mercato del lavoro, non solamente sul territorio italiano.
Dando uno sguardo alle statistiche, in base al report che è stato realizzato da parte di Confartigianato, ammonterebbero all’incirca a 8 milioni i posti di lavoro che sarebbero in pericolo per colpa dell’intelligenza artificiale e del suo sempre più diffuso impiego nel mondo del lavoro. Proviamo a capire quali potrebbero essere i lavori maggiormente a rischio.
Non bisogna pensare che si debba trattare di mansioni per forza di cose manuali, visto che tanti posti di lavoro potrebbero prevedere la sostituzione di una figura umana con l’intelligenza artificiale. A quanto pare da questa indagine, sembra che le posizioni che sarebbero più in pericolo siano quelle di quelli che vengono chiamati “colletti bianchi”. Si tratta di lavoratori che non svolgono dei lavori non solo manuali, ma per cui serve avere anche delle notevoli competenze dal punto di vista amministrativo e intellettuale.
Di conseguenza, ecco che importanti dirigenti e pure rilevanti manager, che operano non solamente nel settore privato, ma anche in quello pubblico, professionisti nel campo dell’informatica e pure numerosi tecnici potrebbero ben presto lasciare la strada all’intelligenza artificiale.
Stando a quanto è stato riportato dal report stilato da Confartigianato, è interessante notare anche dal punto di vista geografico dove questa rivoluzione potrebbe avvenire in maniera molto più intensa. Infatti, tra le zone geografiche che si possono considerare più a rischio troviamo sicuramente al primo posto la Lombardia. Infatti, in questa regione del Nord Italia, circa il 35,2% dei nuovi assunti, in riferimento allo scorso anno, potrebbe dover abbandonare il lavoro per via dell’evoluzione tecnologica e l’uso dell’intelligenza artificiale. Subito dopo la Lombardia, troviamo il Lazio, ma anche Piemonte e Valle d’Aosta, poi c’è anche la Campania, l’Emilia-Romagna e la Liguria.