Secondo quanto risulta da una elaborazione compiuta dall’Asvi, e da un approfondimento curato da Isabella Fantigrossi su Job 24, il magazine de Il Sole 24 Ore, presto il mondo del lavoro si arricchirà di almeno 500 posizioni manageriali aperte nelle organizzazioni del sociale. Si tratta di una “nuova” figura professionale di altissimo profilo, che potrebbe riservare ghiotte occasioni di carriera a coloro che si sapranno muovere con il dovuto anticipo.
A testimoniare, nell’articolo di Fantigrossi, quanto abbiamo anticipato, basti considerare lo studio pubblicato dall’Asvi, uno dei principali enti italiani impegnati a formare la classe dirigenziale del terzo settore. Secondo Federico Marcon , direttore del Dipartimento Affari internazionali della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano e docente di Asvi, “anche in un momento di crisi come quello che viviamo oggi, le possibilità offerte dal mondo del no profit sono molto interessanti in questo periodo, infatti, c’è un forte ricambio generazionale: molte figure senior si stanno ritirando lasciando spazio a nuove leve”.
Stando a quanto aggiunge Marco Crescenzi, presidente Asvi, “oggi i fondi pubblici e il welfare statale che hanno sempre finanziato progetti di cooperazione internazionale e terzo settore sono sempre di meno. Per questo oggi chi vuole avere successo in questo campo non deve provenire solo dal mondo del volontariato oppure saper solo elaborare un progetto sociale. Deve piuttosto essere in grado di fare fundraising, cioè trovare i fondi, e saper gestire un budget”.
Ma quale è dunque il profilo ideale del manager del sociale? Gli esperti suggeriscono una elevata specializzazione, una laurea in ingegneria e o in economia, esperienza all’estero, conoscenza dell’inglese e di un’altra lingua.
Unico difetto, la remunerazione. “Mentre le posizioni junior nel no profit guadagnano come le equivalenti nel mondo for profit” – spiega Marco Crescenzi – “i manager, purtroppo, si devono accontentare, senza alcun motivo, di retribuzioni molto più basse, mediamente due o tre mila euro al mese». Ma forse, con il tempo, anche questo cambierà”.
Questo l’articolo con le considerazioni integrali.