Nel settore edile e delle costruzioni in Italia, dall’inizio della crisi, sono stati persi ben 230 mila posti di lavoro, che salgono a 350 mila considerando anche l’indotto. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata dall’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili, in un Rapporto nel quale è stato fatto il punto anche sull’andamento dell’occupazione nel comparto che in Italia continua ad essere penalizzata sia dalla contrazione degli investimenti, sia da prospettive di miglioramento che al momento non s’intravedono. Non a caso, nel primo trimestre del 2011 le casse edili hanno fatto registrare un’ulteriore contrazione dei livelli delle ore lavorate; trattasi, nello specifico, di una flessione tendenziale pari al 3,1% che si va a sommare al pesante -20% registrato nel biennio 2009-2010.
Di conseguenza, anche per il corrente anno nel comparto le imprese edili e delle costruzioni continuano a fare ricorso alla cassa integrazione guadagni dopo che nel periodo dal 2008 al 2010 ci sono state oltre 100 milioni di ore di CIG autorizzate. In particolare, nel periodo da gennaio a giugno 2011 c’è stato un balzo della CIG del 5,7% con punte ben sopra la media per la cassa integrazione guadagni in deroga, ed ancor di più, con un +123,2%, per la CIG straordinaria a causa di un incremento delle crisi aziendali.
In merito a questo scenario negativo, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili nel Rapporto sottolinea come in ogni caso le imprese del comparto stiano cercando di mantenere l’occupazione, ma non si può continuare ad andare avanti così se non si registrerà per gli investimenti una chiara, duratura e sostenibile inversione di tendenza. Altrimenti, in assenza di tutto ciò, per i lavoratori in cassa integrazione guadagni c’è il rischio del loro mancato reintegro nel ciclo produttivo; il che significa che quel dato, già pesante, di 350.000 posti di lavoro in fumo dall’inizio della crisi finanziaria ed economica, rischia di essere pesantemente aggiornato.