Come se la passano ai tempi della crisi i contribuenti con partita Iva, ed in particolare quelli soggetti agli studi di settore? Ebbene, al riguardo il dipartimento delle Finanze ha pubblicato online sul proprio sito Internet i dati relativi al periodo di imposta 2008, ovverosia quelli presentati da lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e liberi professionisti lo scorso anno. Come al solito i dati, essendo frutto di una media dei redditi dichiarati, possono far storcere il naso a chi le tasse le paga alla fonte, ovverosia ai lavoratori dipendenti che pagano le tasse per quel che guadagnano e non in base a quanto si dichiara. Ecco allora come un antiquario dichiari in media poco più di 10 mila euro, mentre un parrucchiere in media non supera i 12 mila euro. Con 14.500 euro, i tassisti guadagnano in media 1200 euro al mese, ovverosia 40 euro al giorno che corrispondono, tanto per fissare le idee, a poco meno del costo per una corsa in taxi da Roma all’aeroporto di Fiumicino.
A passarsela bene ai tempi della crisi sono i notai con quasi 330 mila euro annui di redditi dichiarati, mentre al secondo posto della classifica dei contribuenti soggetti agli studi di settore ci sono le farmacie i cui redditi medi dichiarati, in ogni caso, sono inferiori alla metà di quelli dei notai.
E se al primo ed al secondo posto ci sono i notai ed i farmacisti, settori nei quali, diciamolo pure, non c’è un’aspra concorrenza, al terzo ci sono gli studi medici e poi i consulenti del lavoro e gli studi legali. Per tutti questi contribuenti, come accennato, c’è l’obbligo relativo alla presentazione degli studi di settore, uno strumento che il Fisco impone al fine di verificare la congruità dei dati dichiarati. Per i lavoratori dipendenti, ad esempio quelli del pubblico impiego, non c’è bisogno di alcuno strumento di verifica ed anzi, con l’ultima manovra finanziaria, sanno già che i soldi in busta paga saranno sempre gli stessi per tre anni; al massimo potranno diminuire, ma non aumenteranno, nemmeno di un euro!