Ai tempi della crisi in Italia non bastano le leggi e le norme in vigore a favore delle categorie protette per permettere ai lavoratori diversamente abili di poter trovare un posto di lavoro o di mantenerlo. Anche i disabili, infatti, negli ultimi tre anni hanno dovuto fare i conti con le crisi aziendali e con le espulsioni dal mondo del lavoro che in un contesto macroeconomico difficile non sembra guardare alle leggi, alle convenzioni ed alle pari opportunità, ma senza andare tanto per il sottile guarda e punta sulle competenze. A farne maggiormente le spese sono in particolare le persone con disabilità psichica e cognitiva che, nonostante non manchino i Bandi finalizzati al loro reclutamento in azienda, rimangono inesorabilmente tagliati fuori sebbene le aziende specializzate nei processi di selezione del personale, in merito alle assunzioni dei disabili, abbiano oramai messo a punto dei servizi sempre più mirati e sempre più efficienti.
E così, come riporta il “Corriere.it“, nel nostro Paese ci sono ben 250 mila disabili senza un lavoro e, di conseguenza, senza quell’integrazione sociale di cui le persone diversamente abili hanno un estremo bisogno per relazionarsi, condividere degli obiettivi, riscattare una vita vissuta comunque non senza difficoltà. Ma nel nostro Paese le difficoltà per i disabili non emergono solo quando devono fare il loro ingresso nel mondo del lavoro, ma molto prima, ovverosia nel percorso di formazione scolastica. Proprio il “Corriere.it“, non a caso, in data odierna riporta come sia a Milano, sia in tutta la Lombardia nelle scuole ci siano professori specializzati per il sostegno agli allievi disabili in numero inferiore a quello previsto dalle linee guida nazionali.
Rispetto ad un rapporto di un professore ogni due allievi disabili, infatti, tale rapporto è stato sforato sia a Milano, sia in tutta la Lombardia con un rapporto di 1 professore ogni 2,47 allievi diversamente abili. E di certo i tagli alla scuola non solo non aiutano, ma rischiano in questo modo di penalizzare i ragazzi più deboli in barba alle pari opportunità.