Diverse segnalazioni, e qualche perplessità, sta suscitando in questi giorni il censimento 2011. La documentazione da compilare per poter assolvere i propri doveri nei confronti dell’Istituto Nazionale di Statistica sembra infatti essere aperta a diverse libere interpretazioni sulle modalità con cui poi verranno fruiti i dati relativi all’occupazione.
Sul fronte lavorativo, infatti, il punto maggiormente “incriminato” è il punto 6 della seconda sezione, relativo alla condizione professionale o non professionale, il cui quesito recita: “Nella settimana precedente la data del censimento (dal 2 all’8 ottobre) ha svolto almeno un’ora di lavoro?”. La spiegazione della guida a supporto del modulo di censimento aiuta a chiarire i dubbi su cosa si intenda per “lavoro”.
La guida alla compilazione afferma infatti che “devono barrare la casella 1 (Sì) coloro che: nella settimana dal 2 all’8 ottobre hanno svolto una o più ore di lavoro retribuito alle dipendenza o in modo autonomo, svolgendo un’attività di tipo abituale, occasionale o stagionale, indipendentemente dalla continuità e dall’esistenza di un regolare contratto di lavoro”.
Insomma, alla luce di quanto sarà possibile indicare nel censimento, non solamente sarà possibile barrare Sì, e affermare pertanto la propria situazione lavorativa, anche in caso di lavoro saltuario (part time e altre forme ancor più frammentate), ma sarà addirittura possibile barrare la casella in caso di lavoro nero.
Ad ogni modo, prima di esprimere potenziali critiche sulla natura del quesito, è bene osservare la domanda su un fronte più ampio. È infatti probabile che il dato serva proprio a sancire l’esistenza di un lavoro “irregolare” tra la popolazione italiana, incrociando l’elemento statistico di cui sopra con altri elementi statistici provenienti da altre fonti Istat. Il risultato potrebbe essere un allargamento della forbice tra i dipendenti “regolari” e coloro che invece dichiarano in censimento la propria condizione lavorativa.