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Lavoro e festa nazionale, le critiche di Confindustria

È ormai diventata la questione del 17 marzo, o almeno così si legge in “Conquiste del Lavoro”, il quotidiano della Cisl.

La questione è stata aperta dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, preoccupata dai costi esorbitanti, circa 4 miliardi di euro, che dovranno pagare le imprese per via della nuova festa nazionale.

Il governo, a sua volta, non sembra compatto; in effetti, accanto a chi sostiene Marcegaglia c’è qualcun altro, Paolo Romani, che risulta apertamente d’accordo sull’iniziativa del consiglio dei ministri.

In effetti, per Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico,

L’Unità si celebra solo quest’anno, mi sembra che per una volta si possa festeggiare senza andare a lavorare

Al contrario, Roberto Calderoli, ministro leghista della Semplificazione,

in un periodo di crisi come quello attuale, appare paradossale caricarsi dei costi di una giornata festiva, un evento significativo che può essere celebrato degnamente lavorando e non restando a casa

Il ministro Calderoli è preoccupato soprattutto per l’eventuale ponte che si verrebbe a creare e sui costi della chiusura degli uffici pubblici.

Il segratario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, si attesta su una posizione più possibilista aperto ad un eventuale confronto

Mi dispiace e mi preoccupa che si debba litigare anche sulla giornata dell’unità d’Italia […] le  istituzioni avrebbero fatto bene a discutere e a verificare con le parti sociali l’impatto economico della festa. Se le avessero coinvolte, sarebbe stato meglio

Di avviso contrario è il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini

Capisco il significato delle parole della Marcegaglia, ma il ponte non è obbligatorio. Quella del 17 marzo è una festa eccezionale. Per questo non credo che la sua celebrazione sia incompatibile con gli sforzi che tutti stiamo compiendo per recuperare e aumentare la produttività del Paese

Infine, per la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso non si comprendono le reali ragioni della polemica; in effetti

se vogliamo guardarla dal punto di vista economico quest’anno il 25 aprile e il 1 maggio capitano in giorni di festa

Insomma, non si riesce ad avere un punto su cui convergere e le posizioni sono apparentemente differenti, di certo le premesse non sono proprie unitarie.

1 commento su “Lavoro e festa nazionale, le critiche di Confindustria”

  1. In effetti l’impatto economico di un festivo in più mi pare una questione da considerare. Però mi sembra anche giusto concedere un giorno di festa per questa occasione (visto che siamo un paese che non festeggia il giorno della sua unità…per lo meno anomalo). Capita una volta sola. Non mi pare sensato fare questo casino per una giornata visto che, per l’appunto 25 aprile e 1 maggio non verranno festeggiati. Capisco anche che Calderoli e la Lega tutta siano contrarie. Capisco anche gli interessi della Marcegaglia. Però so anche che in tempi di crisi bisogna fare sacrifici..ecco, siccome gli operai ne fanno già tanti e si stanno sobbarcando il problema di una riduzione di domanda (sottolineo domanda e non di offerta), quando spetta all’industria?

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