Una vera “sprecona” di cervelli. Così è stata definita l’Italia all’interno del Convegno di Confindustria, recentemente tenutosi a Capri. A guardare le ultime elaborazioni statistiche su come il BelPaese tratta i suoi giovani, tuttavia, è ben difficile smentire coloro che ritengono che l’Italia sia una buona base di partenza di ottime professionalità, e una scarsissima meta di arrivo per i talenti tricolori.
L’elaborazione compiuta dal Centro Studi della Confindustria è davvero emblematica. Nel Paese la popolazione “giovane” (intendendo per tale quella con età compresa tra 15 e i 29 anni) sul totale è pari a poco più di 20 punti percentuali, con un picco che sale a 30 punti percentuali al Sud, e precipita intorno ai 15 punti percentuali nel Centro e nel Nord Italia.
Questa minoranza di giovani, secondo Confindustria, fatica sempre più a trovare un’occupazione. Figuriamoci se qualificata. Per attrazione di talenti, l’Italia è solo in 24 mo posto tra i principali 60 mercati occupazionali del mondo (l’ultimo è la Nigeria). La Penisola si fa anticipare addirittura da un’economia che, pur in fortissima crisi, riesce a consolidare un’appeal migliore del nostro: la Grecia.
La top ten appare inoltre inarrivabile, e ben condita di nazioni europee. Se infatti in testa vi è stabilmente il mercato statunitense, tra i primi 10 posti è comunque possibile annoverare validi esponenti del vecchio Continente: dalla Danimarca alla Finlandia, dalla Norvegia alla Svezia, dalla Svizzera all’Olanda. Completano la lista dei principali Paesi per grado di attrazione Singapore, l’Australia e Hong Kong.
A completare il quadro si aggiunga altresì che, secondo le ultime rilevazioni Istat, l’Italia appare dietro anche per quanto concerne il numero di laureati, la cui quota è inferiore alla media Ocse, mentre risulta essere superiore a Francia e Germania per quanto concerne il numero di abbandoni scolastici.
Questo quadro triste è riscontrabile nella fascia di età degli over quaranta.