Per trovare lavoro nel nostro Paese non è strettamente necessario rivolgersi ad imprese fortemente orientate al profitto, e che magari ogni tanto, in alcuni casi molto spesso, escono dai canoni e dai criteri della responsabilità sociale. In Italia, infatti, c’è un settore, quello delle imprese cosiddette “sociali”, che “smuove” la bellezza di dieci miliardi di euro in termini di fatturato a fronte di 350.000 lavoratori per complessive 15.000 realtà imprenditoriali impegnate in questo comparto. E’ questa, in estrema sintesi, la fotografia scattata da Iris Network in un Rapporto da cui è tra l’altro emerso come il potenziale di crescita e di sviluppo per questo settore siano non indifferenti. Ma cosa serve, specie ai tempi della crisi, affinché il modello dell’impresa sociale possa ulteriormente espandersi?
Ebbene, secondo il segretario di Iris Network, Flaviano Zandonai, l’Italia ha bisogno di politiche orientate a sostenere l’innovazione e lo start-up dell’impresa sociale, visto che trattasi di un modello che non solo attira oramai i soggetti impegnati nel non profit, ma anche le aziende “tradizionali” e gli enti locali. Basti pensare, in accordo con delle recenti stime effettuate dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, che in Italia c’è l’11% di aziende, ovverosia ben 500 mila che impegnano 1,5 milioni di lavoratori, che operano in settori dove possono facilmente attecchire i progetti di imprenditorialità sociale: trattasi, nello specifico, dei settori ricreativi, dello sport, della cultura, dell’assistenza sociale e della sanità.
Il potenziale tasso di crescita dell’imprese sociala è quindi almeno 50 volte tanto rispetto allo scenario attuale; ma la crescita, inoltre, non è solo quella in termini numerici, ma anche dal punto di vista della creatività, delle competenze e dell’innovazione. E c’è anche un fattore importante nell’impresa sociale, ed è quello che questo settore è in grado di occupare persone che esercitano un’attività non strettamente legata alla mera retribuzione economica, ma anche al soddisfacimento di particolari motivazioni che l’impresa tradizionale non può e spesso non potrà mai dare.
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