Nel nostro Paese quando si parla di lavoro, e si effettua il confronto tra uomini e donne, le differenze di genere sono ancora notevoli e particolarmente rilevanti. In Italia, infatti, considerando la fascia di popolazione tra i 15 ed i 64 anni, il 57,5% di questa è occupata; ma effettuando il confronto uomo-donna emerge come gli occupati uomini siano il 68,6%, mentre le donne sono appena il 46,4%. Questo è quanto, in particolare, emerge dall’edizione 2011 di “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, un Rapporto a cura dell’Istat, l‘Istituto Nazionale di Statistica. Oltre alle notevoli differenze di genere dal Rapporto dell’Istituto emergono anche dati tutt’altro che incoraggianti, a causa della crisi, proprio dal fronte occupazionale nel suo complesso. Nel 2009 il tasso di occupazione nel nostro Paese ha fatto registrare una caduta dell’1,2% con la conseguenza che si è tornati non ai livelli pre-crisi, ovverosia agli inizi del 2007, ma addirittura all’anno 2005.
Come diretta conseguenza, per effetto delle differenze di genere sopra descritte, la quota di donne che lavora nel nostro Paese continua ad attestarsi ben al di sotto della media europea. La percentuale di occupati, inoltre, crolla quando si considera la popolazione di età compresa tra i 55 ed i 64 anni; il tasso di occupazione è infatti solo al 35,7% ma, precisa l’Istat, in aumento nel 2009, un po’ a sorpresa, rispetto al 2008.
Oltre a chi lavora, ed a chi un lavoro lo sta cercando, in Italia c’è poi il cosiddetto esercito degli inattivi, pari al 37,6% sempre tra chi ha un’età di minimo 15 e massimo 64 anni; e se concentriamo l’attenzione solo sul tasso di inattività della popolazione femminile, allora la percentuale balza al 48,9%. L’Istat ha inoltre fornito i dati aggiornati 2009 sul lavoro irregolare che, al Sud, viene rilevato nel rapporto di quasi un lavoratore irregolare su cinque; ma la percentuale aumenta in agricoltura con un rapporto pari ad uno su quattro.