Nel 2008 in Italia il tasso di attività, prendendo a riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, era pari al 63%, ben al di sotto della media nell’Unione Europea pari al 70,9%. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica nel Rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, da cui è altresì emerso come l’Italia in merito al tasso di attività della popolazione sia quart’ultima nell’Europa a 27 Paesi, e come la crisi abbia lasciato il segno proprio dal fronte occupazionale. Nel 2008, anno preso a riferimento dall’Istat nel suo Rapporto, nel nostro Paese solamente il 58,7% della popolazione, di età compresa nella fascia dei 15-64 anni, aveva un’occupazione; ma se entriamo più nel dettaglio l’Istituto ha constatato come nel nostro Paese ci siano delle forti “differenze di genere“. La percentuale del 58,7%, infatti, è il frutto di un tasso di occupazione del 70,3% per gli uomini appartenenti alla fascia d’età citata, e solo del 47,2% per le donne.
E se nel 2008 il tasso di occupazione è sceso dopo un lungo periodo di incremento, il mercato del lavoro in Italia presenta da un lato un tasso di disoccupazione sotto la media europea, ma dall’altro due forti criticità che fanno rimanere il nostro Paese lontano dai traguardi che sono stati fissati a Lisbona. La prima criticità riguarda la disoccupazione giovanile, ovverosia quella delle persone di età compresa tra i 15 ed i 24 anni.
Ebbene, al riguardo l’Istat ha rilevato come nel 2008 il tasso di disoccupazione giovanile sia cresciuto di un punto percentuale, arrivando a toccare il 21,3% del totale della popolazione di riferimento. L’altra criticità è quella relativa al basso tasso di occupazione femminile; ma c’è anche un’altra criticità, altrettanto grave, quella caratterizzata da un 45,7% del totale dei disoccupati che “mantiene” questa condizione per una lunga durata, ovverosia per un periodo superiore ai dodici mesi. Nulla di nuovo sotto il sole, in ogni caso, visto che è comune e diffusa l’opinione, confermata dai dati, che una volta perso il posto di lavoro in Italia rientrare nel “circuito” è difficile, molto difficile.