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Lavoro italiano nel 2020

 Come sarà l’Italia lavorativa nel 2020? A ricelo sembra essere una recente ricerche compiuta nel nostro Paese negli ultimi anni, e confluita ora in un libro, HR 2020, utile per poter orientare le strategie di dirgenti e di consulenti, ma anche per tutti coloro che desiderano poter approfondire la propria conoscenza sul mercato occupazionale del Belpaese.

Ampiamente riassunto dal portale MioJob de La Repubblica, il risultato delle analisi è parzialmente prevedibile: l’Italia sarà un Paese più multinazionale, multilingue e multiculturale. Il reddito pro capite subirà un calo, ma incrementerà la diffusione delle tecnologie, che di conseguenza renderanno i cittadini più veloci, più aperti e, forse, più superficiali. I lavori manuali saranno affidati maggiormente alle macchine, mentre quelli creativi – che saliranno a pesare fino al 33% del mercato – saranno i meglio garantiti e retribuiti.

Ancora, secondo quanto concerne l’analisi compiuta dalla S3 Studium in collaborazione con la Bosch Tec e la Carter & Benzona, nel giro di otto anni diminuiranno significativamente gli addetti nell’industria e nell’agricoltura, mentre aumenteranno quelli dei servizi. Continueranno ad essere diffuse la precarietà e la mobilità (volontaria o “subita”): nel 2020, il 50% del mercato del lavoro sarà composto da liberi professionisti, contro il 33% di oggi.

A moltiplicarsi saranno inoltre le forme contrattuali brevi e flessibili, mentre sempre più frequentemente sarà il lavoratore a scegliere l’azienda, e non viceversa, sulla base dei termini di soddisfazione professionale e personale che le società sapranno proporre al dipendente.

Ancora: la contrattazione sarà più spesso one-to-one, con i grandi sindacati che perderanno ulteriormente terreno, fino ad acquisire ruoli marginali. Meglio pertanto attrezzarsi individualmente nel migliore dei modi, attraverso la formazione e le competenze specifiche. La distribuzione di saperi, poter ie tutele genererà conflitti crescenti tra le imprese e i lavoratori.

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