Lo scorso 9 giugno la sede locale della Confindustria di Messina ha promosso un workshop di presentazione della “Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro”.
Nel corso dell’iniziativa, la stessa Associazione degli Industriali della Provincia di Messina, condividendo e riconoscendo i principi ispiratori e le finalità promosse, ha ratificato ufficialmente la propria adesione come socio sostenitore all’iniziativa sulle pari opportunità.
Ivo Blandina, Presidente dell’Associazione, ha posto particolare attenzione all’iniziativa tanto che
L’adesione alla Carta per Confindustria Messina ha rappresentato la ratifica di un modo d’operare già fortemente radicato all’interno dell’Organizzazione. Non solo il personale è a forte maggioranza femminile, ma sono state attivate anche politiche di conciliazione dei tempi per il personale. Per quanto riguarda le pari opportunità di accesso a posizioni di maggior responsabilità, il Direttore è una donna, una delle 7 a ricoprire tale carica in Associazioni Territoriali di Confindustria (100 in tutto) in Italia.
Ricordiamo che la Carta è una dichiarazione di intenti che le imprese di tutte le dimensioni possono sottoscrivere volontariamente per contribuire ad eliminare o ridurre tutte le forme di discriminazione sul luogo di lavoro soprattutto con particolare riguardo alle pari opportunità fra uomo e donna.
In realtà, il problema è ancora più complesso tanti che Emanuela Mastropietro – socio-economista ed esperta di politiche attive del lavoro e consulente ricercatrice di SFC – osserva che per le piccole realtà produttive è più oneroso attivare azioni o servizi a favore dei propri dipendenti.
In effetti, queste realtà produttive di medie e piccole dimensioni hanno cercato di affrontare il problema con differenti approcci. La questione dei costi è quello che emerge con maggiore convinzione tanto che
Le pratiche promosse dalle PMI prevedono una più stringente valutazione in termini di “convenienza” e di efficienza economica, rende oggettivamente impossibile implementare alcune delle azioni tipicamente promosse dalle grandi aziende. Le piccole imprese hanno poco margine di gestione delle proprie risorse e di conseguenza le iniziative saranno tendenzialmente a basso costo, più legate alla revisione dell’organizzazione del lavoro che all’offerta diretta di benefit e servizi.
A questo proposito risulta necessario creare le condizioni economiche per permettere alle aziende di approntare dei seri programmi che deve prevedere l’adozione di idonee politiche in favore di orari individualizzati per rispondere alle esigenze della famiglia e la possibilità di portare i figli in ufficio utilizzando delle strutture idonee (micronido).
Per Emanuela Mastropietro occorre utilizzare una visione differente che vada anche ad incidere sull’organizzazione autonoma da parte dei team di lavoro per la gestione delle assenze e degli impegni di cura o la presenza di una attività di consulenza informale in materia di cura da parte del titolare (ad esempio, si aiuta il personale a individuare e contattare le baby sitter, assistenti familiari, ecc.).
Accanto ai sistemi approntati dallo Stato – l’istituto del congedo per maternità, paternità e per motivi familiari – è necessario anche attivarsi per l’istituzione di un fondo comune per sostenere le donne nel pagamento delle attività di cura o con l’adozione di forme di mentoring informale rivolte alle donne che rientrano al lavoro dopo la maternità fino alla possibilità di definire specifici percorsi formativi finalizzati all’aumento delle competenze.
Non solo, sempre per l’esperta dei problemi sociali e del lavoro Emanuela Matropietro l’informalità nei comportamenti
costituisce un rischio, perché apre la strada ad una gestione discrezionale del personale in cui possono inserirsi, anche in buona fede, atteggiamenti discriminatori.
Anche se
l’informalità consente di favorire l’adozione di pratiche pertinenti, fondate su un rapporto di fiducia reciproco tra titolare e dipendenti, e ciò favorisce la tempestività e l’efficacia delle soluzioni adottate