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Lavoro: pausa pranzo, col buono pasto si rimane a dieta

 Sul posto di lavoro è importante fare il proprio dovere, ma è altrettanto importante sfruttare la pausa pranzo per riposarsi, rilassarsi, ricaricare le pile ed assumere alimenti che non ci appesantiscano troppo ma che ci permettano di ripartire di slancio. Purtroppo, se per fare ciò facciamo affidamento sui buoni pasto, allora il rischio è quello di rimanere praticamente a dieta. Il valore del buono pasto nel nostro Paese è infatti rimasto ancorato sui 5,29 euro, le “vecchie” diecimila lire, da ben dodici anni, con la conseguenza che con un ticket si arriva a conti fatti solo a fare colazione, e di certo non un pranzo. Da tempo l’Associazione Adoc chiede che il valore del buono pasto venga innalzato e riportato sui valori assegnati in Europa; ad esempio, in Spagna un buono pasto presenta un valore defiscalizzato di nove euro, ed in questo caso un pasto completo ci può anche uscire.

Nel frattempo, gli italiani, aspettando che il buono pasto valga di più, ma anche aspettando che i momenti difficili possano essere lasciati alle spalle, per risparmiare in tutto e per tutto si portano oramai sempre più spesso il pranzo da casa piuttosto che andare in trattoria, al bar o al ristorante. Non a caso, la Coldiretti rileva come sia oramai un italiano su cinque che, al lavoro, durante la pausa pranzo, consuma cibi preparati e/o portati da casa; la tendenza è crescente un po’ a causa della crisi, un po’ per la voglia, altrettanto crescente, di mangiare sano.

Se infatti in passato, al posto del ristorante, si optava per il fast food, con tanto di panino, patatine fritte e bibita gassata, adesso con un occhio alla linea, ed un altro ai livelli di colesterolo, durante la pausa pranzo spuntano le verdure confezionate pronto uso portate direttamente da casa. Secondo quanto rilevato dalla Coldiretti, nel nostro Paese il mercato delle verdure pronto uso genera un fatturato annuo pari a ben 700 milioni di euro a fronte di oltre 90 milioni di chili acquistati. Il pranzo all’americana, quindi, sul posto di lavoro perde colpi, e dove non c’è la mensa aziendale diminuiscono allo stesso modo i fan del panino al bar o dell’arancino, specialità tipica siciliana, per lasciare il posto alle carote ed alla lattuga già lavata, tagliata e pronta da consumare.

3 commenti su “Lavoro: pausa pranzo, col buono pasto si rimane a dieta”

  1. Spett.

    mi è stato proposto un lavoro, dove non era prevista la pausa pranzo.
    Invece che fare 8 ore e 30 minuti, mi è stato detto di fare 8 ore e uscire mezz’ora prima. Alla mia richiesta se cortesemente l’azienda poteva venirmi incontro, e farmi sostituire per i soli 30 minuti ( che per legge sono dovuti) mi è stato detto che non c’era cambio e che tutto il personale di quel reparto usciva 30 minuti prima e pranzava a casa.
    Io mi chiedo se ancora nel 2010 succedono queste cose!Alzandovi alle sei del mattino, e prendendo servizio dalle 7 fino alle 15.30 del pomeriggio, senza pausa pranzo si termina alle 15.00..8 ore senza consumare niente…
    Dove sono i controlli? Noi giovani e tutti i lavoratori siamo tutelati?
    Perchè le leggi non sono applicate?
    Cordiali saluti,

    Greta

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