Il lavoro nel nostro Paese può essere una minaccia per la salute? Ebbene, la risposta purtroppo è positiva visto che, in base ad un’indagine effettuata dall’Istituto superiore per la sicurezza sul lavoro (Ispesl), nel nostro Paese c’è il 43% dei lavoratori che ha il “mal d’ufficio” pronto a sfociare in molti casi in disturbi sia psicologici, sia fisici. Ma quali sono le cause di questo “mal d’ufficio”? Ebbene nel nostro Paese ci sono lavoratori colpiti da un malessere profondo che può riguardare, ad esempio, i casi di discriminazione e di prepotenza, ma anche gli eccessivi carichi di lavoro. E così lo stress sul posto di lavoro, quasi senza accorgersene molto spesso, si trasforma in insonnia, disturbi gastrointestinali e addirittura depressione. Quello di garantire la salute del lavoratore in ufficio è un grosso problema che non è solo tipicamente italiano; secondo quanto dichiarato da Giampaolo Landi di Chiavenna, assessore alla salute del Comune di Milano, in Europa ci sono ben 40 milioni di lavoratori colpiti dal mal d’ufficio, con la conseguenza che ai rischi per la salute si aggiungono anche ore di lavoro perse per malattia che vanno ad incidere sulla collettività.
Molto spesso, tra l’altro, il mal d’ufficio fa rima con la precarietà, visto che chi ha un contratto a termine è sovente preso dalla foga e dalle preoccupazioni di dover essere sempre all’altezza per poter scongiurare poi in futuro il licenziamento ed ottenere il rinnovo del contratto; ma chiaramente, il rinnovo di nuovo a termine può far scattare nel lavoratore nuovi fenomeni ed atteggiamenti di instabilità psicologica.
Di conseguenza, il Comune di Milano, conscio di queste problematiche legate al lavoro, ha deciso di aprire un tavolo con l’Ordine degli Psicologi e Manager Italia, l’Unione del Commercio ed Assolombarda. L’obiettivo, dopo l’istituzione sul territorio dello psicologo di quartiere, che ha portato a conseguire risultati interessanti, è quello di far incrementare nelle aziende la presenza degli psicologi. Secondo l’assessore Giampaolo Landi di Chiavenna, infatti, congiuntamente con la flessibilità servono anche da parte delle imprese degli obblighi sociali e morali affinché gli occupati a termine non diventino soggetti colpiti in maniera diffusa dalla sindrome da lavoro precario.