L’obiettivo, dichiarato più e più volte, è quello di fare in modo che i concorsi pubblici possano diventare estremamente rapidi e anche caratterizzati da un alto grado di digitalizzazione. Proviamo a comprendere meglio, di conseguenza, come cambiano le diverse regole che vanno a disciplinare le assunzioni nella P.A.
Una nuova fase legata ai concorsi pubblici è ormai all’orizzonte. A partire dal prossimo mese di novembre, infatti, i bandi non verranno più pubblicati in Gazzetta Ufficiale, ma sarà necessario sfruttare l’apposita piattaforma InPa, che è stata fortemente richiesta da parte dell’ex ministro Brunetta. L’obiettivo della realizzazione di una simile piattaforma è ovviamente quello di fare in modo che l’accesso dei vari candidati, così come la consultazione dei diversi bandi, sia molto più semplice, veloce e agevole.
Per poter effettuare la registrazione a tale portale, servirà per forza di cose avere a disposizione strumenti come la Cie, la Cns e lo Spid. Sono passati quasi trent’anni, ma finalmente anche il settore della pubblica amministrazione sta cambiando e si sta evolvendo da questo punto di vista.
La prima novità, di conseguenza, è relativa all’obbligo delle PA di provvedere alla pubblicazione dei bandi sull’apposito portale del reclutamento InPa. La piattaforma in questione, tra le altre cose, mira anche a rendere più facile il potenziale incontro tra offerta e domanda di lavoro nell’ambito pubblico. Di conseguenza, a partire dal 2023 non ci sarà più l’obbligo di pubblicare per forza di cose i bandi di concorso anche in Gazzetta Ufficiale, come è stato deciso dal DL 36 del 2022.
Dando uno sguardo anche alle altre novità che si stanno profilando all’orizzonte, è interessante dare un’occhiata a quelle che riguardano la cittadinanza italiana, oppure di uno stato UE. Quest’ultima, infatti, non rappresenterà più un requisito fondamentale per poter prendere parte al concorso pubblico. Dal prossimo anno, quindi, ai concorsi pubblici potranno prendere parte anche familiare di cittadini UE che hanno una cittadinanza extraeuropea, ma che sono anche titolari del diritto di soggiorno nel nostro Paese. Potranno prendere parte ai concorsi pubblici anche chi ha lo status di rifugiato oppure tutti quegli stranieri che sono dotati della carta di soggiorno.
Infine, l’ultimo passaggio è quello relativo alla parità di genere: tutti i nuovi bandi dovranno comprendere la percentuale di rappresentatività dei generi. Nel momento in cui la differenza tra generi vada oltre il 30%, con i medesimi titoli e la stessa valutazione di merito, si deve applicare il titolo di preferenza rispetto al candidato facente parte del genere che è meno rappresentato.