C’è un gran fermento da qualche giorno a questa parte ai piani alti degli Ordini professionali. Questo perché in ambito politico è in ballo la proposta di liberalizzare le professioni, partendo in particolare dai commercialisti e dagli avvocati. Le novità dovevano in particolare essere introdotte per Decreto nella manovra correttiva triennale, ma poi in sede di Consiglio di Ministri l’attuale Governo in carica sembra aver deciso di passare alla messa a punto di una legge delega sulla riforma delle professioni in modo che questa poi segua il completo iter parlamentare, ed una conseguente e doverosa discussione a livello politico ed istituzionale.
Le novità in merito sono grosse visto che si punta ad abolire, proprio per i commercialisti e gli avvocati, l’esame di Stato; inoltre, stando all’orientamento del Governo di centrodestra, gli Ordini professionali perderebbero molto dei loro poteri e delle azioni di controllo a carico dei propri iscritti; stiamo parlando, in particolare, delle questioni legate alle tariffe minime e, di conseguenza, al cosiddetto rispetto del decoro del professionista in ragione di congrui compensi da chiedere ai clienti. Ed anche sulla possibilità, per i commercialisti e per i professionisti dell’avvocatura, non solo di farsi pubblicità, ma anche di coalizzarsi in società di capitali, presto potrebbero esserci novità molto grosse.
In pratica con l’abolizione dell’esame di Stato il neo laureato potrà andare ad iscriversi all’Ordine professionale corrispondente semplicemente sostenendo il praticantato che attualmente è pari a tre anni per i commercialisti, e due anni per gli avvocati. Come sopra accennato, gli Ordini sono sul piede di guerra, e già parlano di delegittimazione dell’attività professionale, ma anche di proposte bislacche che rischiano di depotenziare due categorie importanti per la nostra economia quali sono i commercialisti nell’ambito fiscale, e gli avvocati dal fronte della giustizia. Vedremo di conseguenza nelle prossime settimane come andrà a finire.