A lanciare un nuovo e preoccupante grido d’allarme è la Cgia di Mestre: secondo l’Associazione di Artigiani se la normativa sui “licenziamenti facili” fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica il tasso di disoccupazione nel nostro paese sarebbe salito all’11,1% anzichè essere all’8,2% attuale.
Per il segretario Giuseppe Bortolussi si tratta di
«un puro esercizio teorico» ottenuto «ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi
Fini, durante il congresso regionale di Futuro e Libertà ha detto
Se, come mi sembra di aver capito, si tende solo a favorire la possibilità di licenziare, c’è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un’area del Paese. Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e prosperare. Altrimenti si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro
Casini circa i “licenziamenti facili” si dice d’accordo purchè però ci sia un salario minimo; per Damiano, capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera però la soluzione proposta da Casini è impraticabile.
Sarebbe il caso che ci fosse un po’ più di trasparenza; il mondo politico dovrebbe trovare un punto d’accordo almeno su una materia delicata come quella del lavoro che interessa tutti noi e che riguarda il futuro del nostro paese.
Fonte Il Messaggero