Anche i calciatori possono essere licenziati. A stabilirlo non sono i giudici italiani, ma i loro equivalenti in Spagna, dove è stato stabilito che le società di calcio possono licenziare se si trovano in bancarotta. Tutto nasce da una sentenza pronunciata lo scorso 9 settembre dal tribunale di Valencia, che ha respinto il ricorso avanzato da alcuni calciatori professionisti dell’Hercules Alicante, società di calcio spagnolo, che li aveva licenziati per motivi economici. Cerchiamo di ripercorrere la vicenda, e di comprendere cosa potrebbe accadere anche qui in Italia.
“La controversia” – ricorda Filippo Grossi, che si è occupato del caso su I.O. – “è nata perché un anno fa l’Hercules, trovandosi in difficoltà economiche e finanziarie, aveva deciso di applicare per 20 dipendenti, tra cui cinque calciatori, l’Expediente de regulación de empleo (il c.d. ERE), ovvero una formula di licenziamento con buonuscita (indennizzo di 20 giorni di stipendio per ogni anno lavorato, fino a un massimo di 12 mesi), concesso solamente alle aziende che versino in uno stato di grave crisi. La situazione dell’Hercules era, effettivamente, terribile. Il ritorno nella Liga nel 2010 dopo 13 anni e acquisti del calibro di David Trezeguet e Royston Drenthe non erano bastati ad evitare la retrocessione”.
In seguito a tale evento le entrate erano passate da 26 a 11 milioni di euro, con un deficit balzato a 34 milioni di euro, di cui il 70 per cento per gli ingaggi dei calciatori. Le spese “avevano inevitabilmente portato la società dell’Hercules Alicante a dichiarare la bancarotta. Da qui la decisione dell’Hercules di licenziare venti dipendenti, tra cui cinque dei suoi giocatori più onerosi, al fine di sopravvivere allo stato di crisi e di risollevare le sorti del club. I cinque giocatori tagliati (Piet Velthuizen, Momo Sarr, Joseba del Olmo, Cristian Hidalgo e Francisco Joaquin Pérez Rufete) nel frattempo si erano trovati una nuova sistemazione, facendo però ricorso al Giudice del lavoro contro il club di Alicante, a cui l’operazione aveva fatto risparmiare 2,48 milioni”.
Il Giudice del lavoro di Valencia non ha tuttavia accolto le richieste dei giocatori, affermando che “non ci sono dubbi che la decisione abbia motivazioni tecniche, ma queste sono secondarie rispetto a quelle economiche e alla bancarotta: il club ha ridotto drasticamente i costi per garantirsi la sopravvivenza”.