Il voucher, rappresentativo del c.d. Lavoro accessorio occasionale, può esser strumento utile per remunerare le prestazioni di lavoro di qualsiasi tipo di soggetto, dagli studenti ai lavoratori autonomi o subordinati, dai disoccupati agli inoccupati, dai pensionati ai percettori di prestazioni a sostegno del reddito. Ma quali sono i suoi limiti di utilizzo su fronte economico?
La disciplina ora vigente stabilisce che il compenso percepito complessivamente da un prestatore di lavoro accessorio, nell’ambito di un anno solare, non possa essere superiore a 5 mila euro, con riferimento a tutti i suoi committenti. Pertanto, 5 mila euro è il compenso massimo che un soggetto può recepire in un anno attraverso i voucher, tenendo in considerazione tutti i propri “datori di lavoro occasionale”.
Oltre a tale limite di 5 mila euro, è necessario che si tenga in considerazione di un ulteriore vincolo: se la prestazione è svolta a favore di imprese e di professionisti, infatti, non è possibile superare la soglia dei 2 mila euro nei confronti di ogni singola impresa o professionista (in tema vi consigliamo di consultare anche questo nostro recente approfondimento sul limite dei compensi netti dei bonus).
In aggiunta a quanto sopra, si tenga conto che se il lavoro accessorio è prestato da soggetti percettori di integrazioni salariali o altri sostegni al reddito (cig, mobilità, Aspi, disoccupazione, ecc.), il guadagno massimo possibile, nell’arco di un anno solare, scende dai 5 mila euro ai 3 mila euro.
Ad ogni modo, tenendo conto che le soglie di cui sopra sono quelle “nette”, ne deriva che gli importi vanno maggiorati del 25% di oneri da destinare a Inps (13%), Inail (7%), e concessionario dei voucher (5%), ai fini dell’individuazione dell’effettiva misura limite. Pertanto, il limite non può risultare superiore a 5 mial euro nel corso di un anno solare (netti, al loro 6.666 euro), e 2 mila euro per prestazioni svolte a favore di singole imprese o professionisti (2.666 euro lordi).