Alla fine il provvedimento è salito a 54 miliardi di euro, ma tenendo conto della manovra di luglio 2011, a regime, il governo ha varato una manovra da 59 miliardi di euro: un valore decisamente superiore a quella varata dall’allora presidente del Consiglio Amato dei primi anni ’90.
Una manovra studiata e predisposta per un tasso di crescita dell’1,5%, bel al di sotto delle ultime stime diffuse in questi giorni. È chiaro che ogni previsione al ribasso delle stime comporta un incremento del deficit, da compensare con ulteriori correzioni con successivi provvedimenti finanziari.
A parte i provvedimenti definiti blandi sulla spesa della politica, l’articolo più contestato è sicuramente l’articolo 8. A questo proposito, Cesare Damiano, esponente del PD e primo firmatario dell’ordine del giorno, si è battuto per far approvare dal parlamento un preciso impegno del governo a valutare una revisione del contestato articolo 8 del testo.
Il testo impegna il governo a valutare attentamente gli effetti applicativi dell’articolo 8, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a rivedere quanto prima le disposizioni, coinvolgendo le parti sociali, per redigere una norma interamente conforme agli indirizzi dell’accordo del 28 giugno 2011. L’ordine del giorno ha ricevuto il voto favorevole di tuta l’assemblea con la sola astensione dei deputati di Lega e Fli.
La Cisl di Raffaele Bonanni esprime la sua sua valutazione negativa sotto il profilo dell’equità sociale per la mancanza di misure adeguate nei confronti dei redditi più alti e la mancata tassazione dei patrimoni immobiliari e mobiliari. Non solo, per la segreteria della Cisl la manovra non incide sostanzialmente sulla riduzione dei privilegi della politica e del costo degli assetti istituzionali e per le conseguenze della manovra sui redditi di lavoratori, in particolare nel settore pubblico, dei pensionati, delle famiglie a causa dell’aumento dell’Iva senza contemporanea riduzione delle aliquote fiscali e per i tagli lineari previsti nella legge sulle politiche sociali e fiscali.
La Cisl ricorda che, grazie alla titolarità della contrattazione aziendale delle Organizzazioni Sindacali comparativamente più rappresentative e delle loro rappresentanze aziendali, non è possibile utilizzare o costituire sindacati di comodo per ridurre il panorama delle tutele contrattuali a favore dei lavoratori.