Se è vero che la BCE chiede più flessibilità e una politica finalizzata ad una maggiore capacità di licenziare e non più regolate dalla nostra legislazione di riferimento, allora la riposta non passa attraverso lo Statuto dei lavori: ecco, in buona sostanza, l’osservazione della CGIL che vede nello strumento definito dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi lo smantellamento dello Statuto del lavoratori nato 41 anni fa con la legge 300/1970.
In effetti, tra gli obiettivi del governo per uscire dalla crisi la riforma del mercato del lavoro è il quattro: anticipo della manovra al 2013, modifica dell’articolo 41 della Carta e pareggio di bilancio costituzionalmente obbligatorio.
Il ministro Tremonti nel presentare l’elenco delle priorità si era soffermato com
Uno dei pilastri sarà la riforma del lavoro. C’è un testo importante già elaborato, sarà presentato alle parti sociali per essere portato al Senato
Ed è così scivolata l’attenzione alla riforma dello Statuto dei lavoratori con l’introduzione dello “Statuto dei Lavori” che, tra l’altro, è stato presentato lo scorso 15 novembre 2010 alle parti sociali ed è al centro di vive discussioni da più parti.
La CGIL è fermamente convinta che lo Statuto dei lavori illustra una ricetta priva di reali contenuti, ovvero
nessuna novità rispetto al Libro Verde: si propone una concezione d’impresa svincolata da obblighi sociali e di un lavoro sempre meno considerato come valore e sempre più inteso come mero fattore della produzione. Una scelta sbagliata e perdente, come le politiche di questo governo, e che contrasteremo
La bozza presentata allora al sindacati comprendeva due articoli: il con il conferimento della delega al governo e il secondo che ne esplica le modalità.
Non solo, una severa critica arriva anche da “Rassegna Sindacale” che mostra uno Statuto che intende sostituirsi allo Statuto dei lavoratori ma con schemi del tutto diversi; in effetti, secondo lo schema proposto l’attuale Statuto imbriglia la nostra economia, mentre uno strumento più agile favorirebbe la creazione di maggiori opportunità di lavoro.
Per Claudio Treves responsabile per il mercato del lavoro della CGIL
Il principio fondante lo “Stauto dei lavori” è assolutamente inaccettabile e cioè quando stabilisce che i diritti debbano discendere dalla tipologia di impiego. E’ un assunto per noi assolutamente non accoglibile
Il principio contenuto nello Statuto dei lavori è inaccettabile perché, sempre per Treves
La cosa devastante in quel progetto , oltre il nulla di cui sono composte le due paginette scarse, è la previsione del tutto ideologica che è la riduzione del 50% della legislazione del lavoro e la derogabilità, tolti i diritti definiti dalle convenzioni internazionali, a qualunque livello. Un fatto che potrebbe scatenare una corsa verso il basso perché ad ogni derogabilità di una azienda corrisponderà una pressione proveniente da un’altra azienda per avere più derogabilità rispetto alla prima
Fonte Rassegna Sindacale