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Mercato del lavoro e divario tra Stati Uniti ed Europa

Nel mercato del lavoro c’è un divario sempre maggiore tra Stati Uniti e Europa. Nel primo caso troviamo una resistenza dei tassi d’interesse statunitensi che è costantemente alimentata dal mercato del lavoro, ciò porta chiaramente a rendere più complessa la situazione fiscale.

Mercato del lavoro

Come evolve il mercato del lavoro con divario tra Stati Uniti ed Europa

In Europa troviamo invece un indebolimento del mercato del lavoro che inevitabilmente deve portare la Banca Centrale ad attuare misure che siano quanto più incisive possibili. Negli States troviamo però i tassi a lungo termine e anche quelli a breve che rimangono più alti rispetto alle ultime previsioni del CBO (Congressional Budget Office) sul deficit degli Stati Uniti, il che aumenta i rischi di un’ulteriore deriva.

I piani fiscali della Casa Bianca, che sono stati diffusi ufficiosamente, chiaramente sono allineati con quanto emerso dal programma elettorale di Donald Trump, ma questa ricerca ad una soluzione riguardante l’equazione fiscale porterà a rischio il grado di controllo da parte del nuovo Presidente sul suo partito. C’è infatti disaccordo tra i Repubblicani del Senato e della Camera su come affrontare il processo di bilancio.

Far leva sulle riserve d’oro del Tesoro, per garantire all’Amministrazione un ulteriore margine di manovra nel bilancio, lascia ben intendere quanto sia piuttosto profondo il dilemma fiscale negli Stati Uniti. Ci sarà un aumento cospicuo dei dazi complessivi degli Stati Uniti, con oltre il 10% provenienti dai prodotti cinesi. Per quanto riguarda l’Europa, quanto emerso dagli indicatori quantitativi e qualificativi resi noti dalla Bce, lascia ben intendere come il mercato del lavoro europeo si stia ormai indebolendo sempre più, con una prospettiva ancora più negativa per quanto concerne i salari.

Da tenere poi presente come le imprese europee siano tutte d’accordo sul fatto che queste guerre commerciali siano deflazionistiche e non inflazionistiche. Questa situazione spinge la Banca centrale verso un maggiore accomodamento ed il summit tra i vari leader UE della scorsa settimana non ha portato a decisioni importanti a riguardo.

Una testimonianza di queste problematiche sul mercato del lavoro europeo arriva dalla Bank of England che ha deciso di tagliare di 25 punti base, nonostante abbia alzato le previsioni di inflazione. Un membro del comitato MPC (Monetary Policy Decisions), solitamente falco, si è addirittura schierato con una colomba per chiedere un taglio di 50 punti base. Questo è un ulteriore segnale di come le Banche centrali, al di fuori degli Stati Uniti, si concentrano principalmente sui rischi a ribasso della crescita, piuttosto che su quello a rialzo che riguardano l’inflazione.

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