L’Inps e l’Inpdap sono i due maggiori istituti previdenziali italiani che si occupano di tutelare il futuro dei lavoratori privati e pubblici.
L’Inps ha il mandato di curare i rapporti previdenziali e assistenziali, nella maggior parte dei casi, dei lavoratori del settore privato. Al contrario, le pensioni e le prestazioni del settore pubblico sono gestite ed erogate dall’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica).
Il trattamento delle pensioni di reversibilità riguardava, in passato, solo gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria gestita dall’Inps: così prevedevano le disposizioni contenute nel decreto legge 39 del 1945.
L’articolo 1 della legge n. 335 del 1995 ne ha esteso l’applicazione anche ai trattamenti del settore pubblico.
Secondo queste disposizioni il coniuge superstite titolare di pensione e che contrae un nuovo matrimonio, perde il diritto alla pensione di reversibilità ed ha l’obbligo di comunicare all’ente previdenziale la variazione del proprio stato civile.
Esiste, però, la possibilità di richiedere una sorta di liquidazione, ossia il pagamento di un’indennità una tantum, di importo corrispondente a due annualità. L’importo dell’annualità è comprensiva della 13^ mensilità e deve corrispondere all’ammontare della pensione che il coniuge percepiva alla data del nuovo matrimonio.
L’importo è certamente tassabile con l’aliquota applicabile dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in vigore al momento dell’effettiva corresponsione, indipendentemente dalla data legale del matrimonio.
Ricordiamo che i trattamenti pensionistici sono divisi in due grandi categorie: trattamenti diretti e indiretti. Ci troviamo nel primo caso quando percepiamo un trattamento di anzianità, di vecchiaia, di inabilità o di privilegio. Al contrario, nel secondo caso trovano posto i trattamenti economici che spettano al coniuge superstite e ai congiunti dell’iscritto deceduto in servizio, oltre alla pensione di reversibilità che spetta ai superstiti del pensionato.
Il sistema pensionistico italiano col tempo è stato sostanzialmente riformato.
La legge di riforma delle pensioni 335 del 1995, passata alla storia con il nome di riforma Dini, ha profondamente cambiato l’impalcatura pensionistica italiana.
Infatti, il sistema pensionistico italiano, in particolare quello pubblico, insieme con la legge 449 del 1997 e la 243 del 2004 (la cosiddetta riforma Maroni) è stato modificato sia per rispondere alle pressioni dell’Unione Europea sia per dare segnali precisi al sistema economico italiano.