Il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali ha concluso la prima fase dell’indagine sull’emarginazione nel nostro Paese svolta insieme all’Istat , alla Caritas e alla Fio.psd. Il Ministero si propone di inquadrare lo status e i profili delle persone senza dimora presenti in Italia e le loro principali dinamiche di utilizzo del territorio al fine di definire delle politiche sociali utili per una corretta gestione del fenomeno.
L’indagine ha rilevato che l’erogazione dei servizi da parte di organizzazioni private (con o senza finanziamento pubblico) raggiunge la maggior parte dell’utenza, variando tra il 70% osservato per i servizi di segretariato sociale e il 97% per i servizi di accoglienza diurna.
A questo proposito tra le organizzazioni private sono presenti soprattutto gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti e le associazioni riconosciute che hanno, personalità giuridica. In questo ultimo caso le associazioni non riconosciute, ossia senza personalità giuridica, e le cooperative sociali (tipo A, tipo B e consorzi) rappresentano ciascuna il 10% del totale delle organizzazione private.
Le cooperative sociali, definite secondo la legge 381/1991, si dividono in due differenti tipologie, ovvero in Cooperativa sociale di tipo A e di tipo B. Le cooperative sociali di tipo A svolgono attività finalizzate all’offerta e gestione di servizi socio-sanitari ed educativi mentre quelle di tipo B forniscono attività diverse finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
In base allo studio risultano censiti 727 tra enti e organizzazioni che, nel 2010, hanno erogato servizi alle persone senza dimora nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta la rilevazione. Essi operano in 1.187 sedi ed ognuno eroga, in media, 2,6 servizi, per un totale di 3.125 servizi.
Un terzo dei servizi riguarda bisogni primari (cibo, vestiario, igiene personale), il 17% fornisce un
alloggio notturno, mentre il 4% offre accoglienza diurna. Molto diffusi sul territorio sono i servizi di segretariato sociale (informativi, di orientamento all’uso dei servizi e di espletamento di pratiche amministrative, inclusa la residenza anagrafica fittizia) e di presa in carico e accompagnamento (rispettivamente, 24% e 21%).
I servizi di supporto ai bisogni primari hanno un’utenza annuale quasi venti volte superiore a quella dei servizi di accoglienza notturna e più che doppia rispetto a quelli di segretariato sociale e di presa in carico e accompagnamento.
La Lombardia è la regione che presenta i valori più elevati; infatti, sono 130 le organizzazioni che operano sul territorio (il 17,9% del totale) e 714 i servizi offerti (22,8% del totale), che raggiungono circa un quinto dell’utenza totale. Poco meno della metà dei servizi (311) è offerto sul territorio milanese e rappresenta ben il 63% dell’utenza lombarda.
Segue a ruota il Lazio con un numero di servizi pari al 7,7% e con una percentuale intorno all’8,7% delle organizzazioni.